Io sono la porta
La Parola del Signore che ci accoglie in questa domenica, può essere riassunta in una sola parola-chiave: andiamo a vedere che cosa ci dicono le letture, e insieme la scopriremo.
La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, riporta il discorso di Pietro dopo la Pentecoste (potremmo definirlo come la prima udienza del primo Papa), dove annuncia un’estrema sintesi di tutta l’opera redentrice, senza tralasciare che loro stessi hanno ucciso Gesù, autore della salvezza! Potremo definire questo intervento in modo plastico: il primo papa pone davanti a tutta la folla la scena della crocifissione, facendo contemplare loro le piaghe del Signore. E le reazioni quali sono? “Si sentirono trafiggere il cuore”: il Cuore di Gesù trafitto, trafigge altri cuori, li apre, in modo che possano, anche loro, accogliere il dono d’amore, la salvezza!
Nella seconda lettura è sempre l’apostolo Pietro a parlarci, o meglio a scriverci: si tratta, infatti, di un brano della sua prima lettera. Tra l’altro leggiamo: “Dalle sue piaghe siete stati guariti”. Il cerchio si chiude; il cuore trafitto trafigge altri cuori, le piaghe guariscono altre vite, la morte viene sconfitta dalla vita: è la danza di Pasqua!
La pagina del vangelo odierno completa il quadro: Gesù si definisce “Io sono la porta”. Rimanendo sul significato del termine, potremo definire la porta come un’apertura realizzata nel muro di un edificio, affinché ci si possa accedere. Ugualmente la ferita in un corpo è un’apertura da cui esce il sangue. Pasqua in ebraico significa passaggio: Gesù è la porta, è il passaggio, è la Pasqua! Gesù è quell’anello che abbiamo sempre cercato, che ci collega a Dio, che ci rende figli suoi, non più mine vaganti senza una direzione, ma figli nel Figlio. Quel cuore squarciato che squarcia altri cuori, quelle ferite che guariscono, è sempre la stessa immagine: Dio che nel suo Figlio Gesù ci viene incontro, ci apre la porta della misericordia, dell’amore, del perdono. Una porta che non si chiuderà più, ferite che rimarranno aperte per sempre: Gesù è risorto con le sue piaghe, per indicarci che siamo sempre in tempo sia a entrare, ma anche a uscire, non per allontanarci da Lui, ma per portare ad altri quel fuoco d’amore che Lui è venuto a portare. L’amore non è mai costrittivo, coercitivo: l’amore è sempre liberante, è per il bene della persona amata. Così è l’amore di Dio, che non teme di farsi porta e ferita affinché noi, figli nel Figlio, possiamo ritrovare il gusto di stare in famiglia con Lui. Il suo amore diventa dolore, morte e risurrezione, affinché tutto ciò che noi viviamo, bene e male, non finisca con la morte, ma diventi vita e resurrezione per il mondo.
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