Quando ebbe lavato i piedi ai discepoli e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se, dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 12-15).

Non uno sfaccendato viene obbligato ad aiutare Gesù, ma un uomo che torna a casa dopo una giornata di duro lavoro nei campi. Simone di Cirene abbraccia la croce del Signore e alla sua fatica aggiunge il dolore di chi è stato ingiustamente condannato. Le spalle di quest’uomo sono le uniche ad aver condiviso questo peso con Gesù. Questa disponibilità, seppur obbligata, incide su quel legno il suo nome, per sempre.

Non voglio sottrarmi: anche dopo una giornata interminabile piena di impegni e di fatiche desidero essere compagno del Salvatore, che mi insegna a uscire da me per incontrarlo. E quel legno germoglierà nuova vita.

Luca Rubin

Mi sento in imbarazzo, Signore,
ad essere servito da te.
Mi sento in imbarazzo
nel vederti ai miei piedi,
inginocchiato,
col capo chino.

Dio ai piedi di un uomo? –
Mi sento in imbarazzo,
perché questa lezione
smonta tutta la mia presunzione,
i troppi “non tocca a me”
e i “non sa chi sono io”.
Mi sento in imbarazzo,
perché in questo modo
Tu capovolgi le mie certezze.

Non è grande chi domina
ma chi serve! –
Mi sento in imbarazzo
perché cambiare vita
è una fatica.
Mi sento in imbarazzo
perché il tuo è un gesto di amore
che mi spiazza.
Mi sento in imbarazzo
ma so che questo tuo folle gesto
mi fa bene.

Patrizio Righero