Pagina di vangelo: Mt 5,38-48

Hai presente quando ti si prospetta un qualcosa più grande di te, oltre le tue reali possibilità? Ansia, momenti di panico, vertigini, e anche a voler essere positivi ti manca un po’ il respiro, e ti senti togliere la terra sotto i piedi. Ecco, la pagina di vangelo che stiamo leggendo ed esplorando è proprio evocatrice di tutto questo. Se la volta scorsa abbiamo visto un muro con porta, finestre e citofoni, questa volta potremmo avere l’impressione di essere davanti a grandi cani da guardia minacciosi. Ti dico fin d’ora che è un’impressione sbagliata…

Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”

Chiamata legge del taglione, prende origine da questo versetto del libro della Genesi: “Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso” (Gn 9,6), ed è stata pensata per limitare i danni alla vendetta, e non arrecare più male di quanto se ne sia ricevuto. Mi hai dato un pugno, ti do un pugno, mi hai rigato la macchina, ti rigo la macchina. Questo modo di procedere è ancora molto attuale, e lo invochiamo per soddisfare la giustizia, o altre amenità simili.

Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra

Gesù porta un cambiamento, e dice di non opporti al male, proprio perché è male. Già sento i ruggiti dei leoni da tastiera: “Non è giusto! Chi fa il male deve pagare!” Gesù non dice una cosa diversa, ma cambia totalmente prospettiva. Il male fatto rimane male, ciò che deve cambiare è il tuo atteggiamento nei confronti del male. se il male ha un suo linguaggio e una sua procedura, non ha senso che tu usi le stesse modalità per combatterlo. Non opporti: cerca altre strade, non fare lo stesso errore; come scrive san Paolo ai Romani: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. (Rm 12,21).

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”

Amore selettivo. Ti amo se mi ami, ti odio se mi odi. È la stessa misura della legge del taglione, che non solo non porta alcun beneficio, né a te, né agli altri, ma porta a deteriorare anche il bene, perché, proprio come l’acqua di un fiume, se la rinchiudi diventa una palude. Come l’amore, anche l’odio ha bisogno di dedizione, di impegno e di energie; poiché non puoi essere neutrale (non lo sei mai in realtà), la vita stessa ti chiede di esporti, di schierarti per il bene o per il male. E poiché le due situazioni seguono modalità e strade diverse, se applichi questo amore selettivo sarai spaccato dentro di te, e anche quello che chiami bene in realtà è un ripiegamento che ti uccide.

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli

Sconvolge questa indicazione del Maestro: ti aspettavi un generico invito all’amore, un “volemose bene”. E invece no. Gesù sa bene che amare chi ci ama è sostanzialmente facile e naturale, e lo lascia a noi. Ci dà invece due indicazioni: amare i nemici. Ma come posso amarli, se siamo nemici? Lo dice la parola stessa: nemici, non amici, non amore. E poi pregare per i persecutori, ancora peggio! Il nemico è qualcuno con cui la relazione è interrotta da ambo i lati, e per avere nemici bisogna impegnarsi, esattamente allo stesso modo per chi desidera essere amico; il persecutore invece è qualcuno con cui non ho alcun legame, e dall’esterno viene a darmi fastidio. Pregare per questa persona è davvero difficile, vorresti lasciarti andare alla lamentela, e invece ti tocca pure pregare per lui!

Se amo il nemico, se prego per il persecutore, forse esternamente non cambierà lo stato delle cose, ma il mio cuore guarirà e la mia vita sarà profondamente pacificata. E il nemico potrà rimanere tale, ma sarà inoffensivo; il persecutore potrà continuare nella sua opera, ma la mia preghiera farà sì che la persecuzione diventerà uno strumento che porta la mia vita a un livello più alto.

Questo amore e questa preghiera saranno il grembo fecondo che darà alla luce una vita nuova: figli del Padre ci chiama Gesù. Essere figli non è un semplice dato di fatto, acquisito dalla genetica: essere figli, riconoscersi figli richiede una gestazione interiore che solo l’amore e la preghiera possono portare a termine.

Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?

Amare ed essere ricambiati è sempre bello e gratificante, e facciamo di tutto perché questo avvenga, ci arrabbiamo e viviamo delusioni se non c’è questo scambio di bene. Il Maestro alza l’asticella, e lo fa con una domanda: che ricompensa hai da questo facile amore? Qual è lo stipendio che riceverai? È questo il termine che il testo greco riporta, e sappiamo molto bene che senza lavoro e fatica la busta paga non arriva. Anche in questo caso, un amore ricambiato è meravigliosamente bello, ma non porta a nessuna ricompensa, ti lascia esattamente come sei, non vivi alcuna sfida con te stesso e quindi nessun miglioramento, nessuna crescita. Il Maestro indica ai discepoli una strada in salita: solo percorrendola potranno giungere alla meta.

Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste

Essere perfetti non significa non fare errori e meritare un bel 10. Essere perfetti significa completare, terminare, tagliare il traguardo. Hai mai visto come un maratoneta o un ciclista arriva al traguardo? Sudato, esausto, sfigurato, zoppicante! Questa immagine è la giusta idea della perfezione: non un qualcosa nato perfetto, del tutto irreale, ma una sfida vissuta, incarnata, portata a compimento.

Come il Padre. Non una qualsiasi e ideale perfezione, ma una perfezione che è di una persona: il Padre! Questa è la chiave di tutta la pagina: la perfezione del Padre rende possibile non opporsi al male, amare i nemici, pregare per i persecutori. E questa perfezione è il Figlio, il Santo, il Perfetto, il Bello, che nel suo percorso di incarnazione si è fatto peccato, imperfezione, ha vissuto il dolore e la morte. La Perfezione del Padre, Gesù Cristo, è quel maratoneta sfigurato e trasfigurato, che con un urlo di dolore taglia il traguardo. Grazie a Lui anche tu puoi vincere su te stesso, anche tu puoi scommettere alto ed essere perfetto come il Padre. Guardando la Perfezione continua a vivere l’amore, l’amore che costa sangue; Madre Teresa di Calcutta dice: “Ama come puoi, ama, ama finché fa male. Se ti fa male è un buon segno”.

Questo amore così fuori dalla tua portata ti viene offerto, accoglilo dalle mani del Padre, fallo tuo, vivilo finché fa male, vivilo, finché fa bene.