Donna del deserto, oasi di resurrezione
Testo di riferimento: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab
L’inizio di questa pagina dà già il senso di tutta la festa di oggi: “si aprì il tempio di Dio”. La casa di Dio non è una casa ad uso e consumo del suo proprietario, ma è una casa aperta e accogliente, dove ogni persona diventa figlio, figlia, desiderato, desiderata. In questa casa appare l’Arca dell’Alleanza, la quale ci ricorda che tra noi e Dio non c’è un debito e un credito, non ci sono meriti o demeriti: c’è l’Arca dell’Alleanza. Dio ricorda la sua alleanza con noi, e noi siamo invitati a fare memoria di questa alleanza, un’alleanza di amore, di pace e di benevolenza, di bontà.
Proseguendo, ci sono in questo brano due elementi principali: il bene e il male, la vita e la morte. Innanzitutto, la protagonista è una donna. Tralasciando tutti i ricchi dettagli di come è vestita, cogliamo principalmente che è una donna incinta, quindi portatrice di vita, una donna incinta che soffre le doglie del parto; l’altro elemento è il drago, anche in questo caso tralasciamo tutti i dettagli; è un drago che distrugge, che abbatte le stelle, che vuole divorare il bambino appena nato; quindi, è il male e la morte.
La lettura prosegue, decretando la vittoria del bene e della vita: la donna partorì un figlio maschio. Ma non basta: questa vittoria della vita e del bene, viene garantita da due azioni: il figlio viene rapito verso Dio, per essere da Dio custodito: tutto il bene che facciamo, tutta la vita che riusciamo a spargere, viene custodita da Dio. Essa stessa è dono di Dio e da Dio viene custodita e tutelata, come un vaso prezioso che noi ridurremo in mille pezzi, viene custodito da Dio.
La donna fuggì nel deserto, dove anche là Dio le aveva preparato un rifugio: il deserto è il luogo della fatica, del dolore, delle tentazioni, della prova; in questo deserto c’è un rifugio preparato da Dio, un’oasi. Pensate che bello poter abitare una casa preparata per noi da Dio stesso!
La conclusione di questa pagina sigilla e timbra a fuoco la vittoria: “ora si è compiuta la salvezza”. Nell’ottava di Pasqua noi leggiamo e preghiamo la Sequenza “Victimae Paschali”, dove tra le altre cose si prega così: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa. Nella vita di ciascuno e quindi anche nella vita di Maria, c’è sempre questo duello tra il bene e il male, tra la vita e la morte. Anche Maria ha vissuto questo contrasto forte nella sua vita, ma anche ai piedi della croce, quando il Figlio gli è stato tolto.
Maria ha pellegrinato nella fede, dice san Paolo VI: non le è stato fatto nessuno sconto speciale in quanto Madre di Dio, ma come sorella nostra ha vissuto il deserto, la prova, il dolore, la morte, e poi la risurrezione, prima la risurrezione di suo figlio, e poi la sua.
L’assunzione di Maria non è altro che la Pasqua di Maria. Come partecipazione intima alla Pasqua di Cristo, Maria che viene assunta in cielo, in anima e corpo, ci insegna che niente dell’essere umano è da scartare, niente dell’esperienza umana è da buttare, ma tutto diventa strumento di salvezza e manifestazione della presenza e della misericordia di Dio. Maria è la prima perdonata, è la prima ad usufruire della misericordia di Dio, pur essendo lei senza peccato. Il suo corpo immacolato e la sua anima santissima, vengono assunti in cielo, vengono fatti abitare in quella casa, per sempre.
Non c’è più separazione tra bene e male, non c’è più divisione tra corpo e anima. Non c’è più il sopruso della morte che schiaccia la vita: la vita ha vinto. Il frutto di questa vittoria è la salvezza: siamo salvi, non siamo più cellule vaganti e impazzite, ma siamo figli in cammino verso una casa che ci accoglie. In questa casa c’è Maria, questa presenza materna ci dice tutta l’attenzione di Dio verso ciascuno di noi: Dio ci fornisce di una madre, che continua a farci nascere, a farci crescere, che continua a darci alla luce.
L’assunzione di Maria è una festa che ci invita a stare dritti in piedi, come già risorti, con lo sguardo verso l’alto, e questo alto è Gesù Cristo stesso, Colui che quella casa vuole piena, abitata da ogni figlio, da ogni figlia. L’assunzione di Maria non è una festa mariana fine a sé stessa, ma è la festa di ogni figlio che trova in quella casa non solo il traguardo, ma il senso di tutta una vita, di tutti i deserti, di tutti i dolori, di tutta la morte.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa. E insieme a Lui. anche la Madre trionfa, vincendo il dolore e la morte.
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