Via Crucis 01: GESÙ È CONDANNATO A MORTE
Disse Pilato: «Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!»
Barabba era un brigante (cfr Gv 18, 39-40).
Pilato non guarda il volto di Gesù. Vuole l’applauso della folla, la sua approvazione. Mette il piede in due scarpe e di fatto cerca di stare in piedi, ma non cammina. Vuole liberare eppure incatena; parla di Pasqua, ma la sua vita rimane nel buio delle catene e della morte di chi non si espone, non sceglie, non segue. La folla chiede Barabba, un uomo che in realtà non conoscono, come ugualmente non conoscono Gesù.
Chiedono Barabba per tirare il governatore dalla loro parte, per averne un qualche beneficio, politico, economico.
Gesù entra nel silenzio della Pasqua: Passione morte e resurrezione sono avvolte e inabissate nel silenzio di chi viene ingiustamente condannato. Un uomo condannato è un uomo solo davanti alla folla inferocita.
All’inizio di questo cammino Gesù si rivolge a te: non parla Gesù, e non chiede parole. Lascia che il suo sguardo tracci la via, lascia che la sua mano tremante stringa la tua, lascia che il suo dolore sia il tuo. Dona a quest’uomo abbandonato ciò che la folla e Pilato non ha saputo donare: un po’ di calore umano. Un po’ di cuore.
Luca Rubin
Sarebbe più facile
scegliere il vincente,
quello che piace a tutti,
quello che scalda le folle,
quello che riempie gli stadi.
Sarebbe più facile
stare dalla parte
di chi riscuote consensi,
promette regali,
e non disturba
il nostro quieto vivere.
Sarebbe più facile
accodarsi alla massa,
dire quello che tutti dicono,
fare quelle che tutti fanno.
Sarebbe più facile, certo,
ma tu solo, Signore,
hai parole di Vita eterna
e io non posso lasciarti da solo
proprio ora.
Però – lo confesso – ho paura.
E allora dammi tu la forza
per seguirti lungo la via stretta
che, passando per il calvario,
conduce alla Resurrezione.
Patrizio Righero
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