Pagina di riferimento: At 2,1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

Tempo e spazio: sono le due coordinate fondamentali per la vita su questa terra. Un giorno come gli altri, un luogo familiare e ordinario diventano lo scenario dell’incontro tra Dio e le sue creature, proprio come quel giorno a Nazareth, quando una ragazzina diede il suo ok a un progetto più grande di lei, un progetto grande come solo Dio può immaginare.

Pensiamo che Dio sia un tizio fuori dal tempo e dallo spazio, con una bacchetta magica tra le mani, e invece ogni pagina della Bibbia ci presenta un Dio che si sporca le mani, che si abbassa, si umilia, si incarna. E a incarnarsi non è solo il Figlio, in quella santa umanità che ci ha reso possibile la relazione con Dio, rendendo visibile e toccabile il suo amore. A incarnarsi oggi è lo Spirito, stabilendo un’ora e un luogo, per incontrare, per essere presenza di Dio.

Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

All’improvviso: come uno squarcio nel tempo e nello spazio, come un solco tracciato sul terreno per depositarvi il seme buono. Come un fragore, come un fuoco che divampa, come un vento che soffia, come… e ci vengono a mancare le parole, ricorriamo a metafore, a similitudini, incapaci di spiegare ciò che succede. Davanti all’azione di Dio le parole diventano silenzio, perché è la Parola che crea, è Dio che realizza il suo progetto; a noi rimane il silenzio e l’adorazione. Silenzio per accogliere la Parola, adorazione per assimilarla e viverla.

Se la definizione dell’evento è confusa, non lo è la conseguenza: “tutti furono colmati di Spirito Santo” colmati, totalmente immersi in Dio, totalmente aperti all’azione dello Spirito. Ecco l’incarnazione che continua, un mistero iniziato duemila anni fa, oggi è ancora presente in ogni persona che accoglie Dio in sé, e si lascia colmare della sua presenza.

“Cominciarono a parlare in altre lingue” dopo il silenzio e l’adorazione, ecco il momento della missione: lo Spirito è il Comunicatore che ci mette in relazione con Dio, ma non solo: lo Spirito travalica la differenza linguistica e gli ostacoli culturali, rendendo possibile a chiunque l’esperienza di Dio.

La preghiera di Gesù viene esaudita il giorno di Pentecoste: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Questa unità non è il traguardo, non è il fine, ma è lo strumento per tagliare il traguardo: “il mondo creda che tu mi hai mandato” il mondo, quindi TUTTI, possano fare esperienza di incarnazione dell’amore di Dio, TUTTI possano vivere la fede nel Figlio di Dio e grazie a Lui vivere una vita nuova, modellata e plasmata dal Vangelo.

Li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio.

Ecco che il cerchio si chiude: dopo il silenzio e l’adorazione davanti all’azione di Dio, avviene l’annuncio di chi ha fatto esperienza dello Spirito, permettendo ad altri di vivere il silenzio e l’adorazione che porterà anch’essi alla missione, all’annuncio. Pentecoste non è un evento che inizia e finisce, ma è la normale esperienza di fede che ogni credente vive, ogni giorno, tutti i giorni.

I rischi sono due: spezzare questo circolo virtuoso (non vizioso eh), non vivere il silenzio e l’adorazione, fare di testa propria, privandosi della Presenza di Dio, salvo poi invocarne l’aiuto. L’altro rischio è di intendere la missione e l’annuncio solo come un blablabla continuo, ma anche qui siamo fuori strada: lo Spirito è “ospite dolce dell’anima” e da lì dentro vuole fare cose belle là fuori, con le tue mani i tuoi piedi, i tuoi occhi, il tuo sorriso, la tua parola. Dio ha bisogno di tutto te stesso, non solo del tuo apparato fonetico!

Pentecoste è l’oggi di Dio, è l’incarnazione che prosegue, senza grandi colpi di scena o effetti speciali, ma con la certezza che Dio rimane vicino a noi, e noi vicini a Lui, illuminati e sostenuti dallo Spirito.