Gesù appare ai discepoli

Gv 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Gesù risorto trova il mondo peggio di come lo ha lasciato, altro che resurrezione come il lieto fine della favola! Hai presente quando va tutto storto? Siamo sempre nel giorno della resurrezione, e nonostante questo, non c’è niente che vada per il verso giusto, e l’evangelista lo evidenzia indiscutibilmente: prima di tutto è già sera, è ormai tardi per dare una svolta alla giornata (sera e tardi in greco hanno la stessa origine). Gesù arriva tardi, come quella volta, quando Maria, sorella di Lazzaro gli disse: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (Gv 11,21).

Oltre a essere tardi, è anche il primo giorno della settimana: gli Ebrei dedicano il sabato a Dio e alla preghiera, quindi quel giorno può essere paragonato a un giorno feriale, come il nostro lunedì: c’è qualcosa di più pesante del lunedì? Ma non basta ancora: le porte di casa sono chiuse per la paura. La chiusura non permette comunicazione, è un grande NO all’altro; i discepoli si sono chiusi in casa per paura, hanno interrotto tutto: le esperienze col Maestro, i miracoli, gli insegnamenti, l’intimità col Signore e le confidenze tra amici, tutto è stato bloccato dalla paura, unico sentimento a dettare legge.

Venne Gesù. Queste due parole sono la sintesi mirabile di tutta l’azione di Dio. La sera di Pasqua è come la notte di Natale, o come quel giorno in cui Maria di Nazareth ha detto il suo Eccomi: Dio si fa carne e Gesù Figlio di Dio diviene per sempre Figlio dell’uomo. Anche in quel contesto sfavorevole, Gesù fa il primo passo, e diviene il Presente, presenza di Dio e Dono di vita.

Stette in mezzo. Sta chi si ferma, e si ferma chi è arrivato. Gesù Figlio di Dio ha camminato per tutta la sua vita, di villaggio in villaggio, lungo il fiume o nei monti, nella grande città e nella piccola borgata. Ogni suo passo è orientato all’incontro della persona; ora sta, si ferma, perché, direbbe Paolo apostolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.” (2Tm 4,7). Gesù sta, e sta in mezzo alla comunità, e da quel stare in mezzo favorisce la comunione con Dio Padre e con i fratelli e le sorelle. Non a caso l’Eucaristia si chiama “comunione”.

Disse loro: «Pace a voi! Non è solo un augurio, ma è la carne risorta del Signore a offrire la pace, è la concretezza di chi ha vinto il male e la morte a consegnarti il trofeo della pace. Gesù Cristo ha vinto per te, si è offerto e ha sofferto per te, affinché tu possa respirare aria di resurrezione anche nelle tue notti, e il fetore di morte se ne vada per sempre.

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù mostra le sue ferite e i discepoli gioiscono perché vedono il Signore. Questo percorso in tre tappe (ferite – vedere – gioia) in realtà è molto articolato e difficoltoso. Spesso ci fermiamo alle ferite, al dolore, all’ingiustizia del dolore, ai perché insolubili del dolore e della morte. E come i chiodi che hanno fissato il corpo del Signore in croce, facciamo del male, a noi stessi e a chi ci sta vicino. Il Signore ti mostra le ferite, le tue, le sue, le ferite del mondo, perché tu attraverso di esse possa vedere il suo volto, attraverso di quelle ferite possa fare esperienza dell’amore che va oltre al male, all’odio, alla morte.

Il salto tra la realtà delle cose e la giustizia così tanto invocata viene riempito da chi si è offerto per amore al dolore e alla morte. Vedi ancora le ferite, sono ancora lì, ben visibili, eppure gioisci, perché hai saputo passare oltre, cioè hai fatto Pasqua : “È la Pasqua del Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio” (Es 12,11.13). La gioia della Pasqua è attraversare quelle ferite ed essere trasformati, plasmati da quell’esperienza di morte e resurrezione.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

Ogni dono di Dio non è mai fine a se stesso: anche la pace è così concreta da invadere i tuoi spazi e innescare un dinamismo, lo stesso che ha vissuto Dio nell’incarnazione e che continua a vivere tutt’oggi. Come il Padre: quel come è il test di ciò che vivi, quel come è la mappa del tesoro. COME IL PADRE è la password da non dimenticare, che apre l’account di Dio nella tua vita.

La pace è il passaporto che Dio ti dà per oltrepassare tutti i confini e le dogane di questo e dell’altro mondo; non è un paio di tappi per le orecchie che ti fanno dormire tranquillo, piuttosto è un caffè energetico che ti scuote dal torpore e ti coinvolge in prima persona, così che diventi il protagonista della resurrezione, e non lo spettatore, non la comparsa.

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Lo Spirito Santo è una Persona, è Dio, il quale vive e agisce nella più grande semplicità e umiltà. Gesù risorto dopo aver donato la pace che smuove dalle proprie statiche comodità, ora dona lo Spirito attraverso il soffio, alito di vita, ma attenzione: insieme allo Spirito associa un altro dono, il perdono. Niente piccioni infuocati e persone che si sbracciano: lo Spirito del Signore ti prende per mano, e ti conduce a vivere la Pasqua proprio là dove di pasqua c’è bisogno. Come il Padre manda Gesù a essere il Signore della Vita, Gesù manda te, a essere il figlio della resurrezione e donatore di pace e di perdono.

Non è cambiato niente eppure è cambiato tutto. Non è cambiato niente: il vangelo rimane quello, l’esempio di Gesù che muore e risorge è sotto i tuoi occhi, è dentro il tuo cuore. È cambiato tutto, e tutto diventa possibile, grazie allo Spirito di Dio, quell’alito di vento che abita la tua vita, l’anima della tua anima, che ti sostiene, che ti consola, che ti permette di essere anche tu dono, come Lui lo è, con il Padre e con il Figlio. Tocca a te: vai (con Dio!).