Vangelo di riferimento: Lc 19,1-10

Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando.

Prima di incontrare, vedere, guardare e parlare, Gesù entra e attraversa il tuo vissuto, la tua storia e anche la tua geografia. San Gregorio Nazianzeno afferma:  “Ciò che non è assunto non è salvato”. Gesù incarnandosi ha salvato l’uomo e la donna a tutti i livelli, e senza incarnazione non avrebbe potuto essere il Dio che salva. Per salvare (cioè per dare salute, per farti stare bene), Gesù deve assumere ogni angolo della tua esistenza, deve indossare i tuoi panni, fare sue le tue esperienze, alzare trionfante i tuoi successi e vivere il peso schiacciante dei tuoi fallimenti. Ecco perché prima ancora della comunicazione, anch’essa fondamentale, Gesù mette in atto non solo una bella empatia, non solo un’incoraggiante condivisione, ma arriva all’immedesimazione totale e incancellabile.

Nella celebrazione eucaristica il sacerdote offre al Padre il corpo e il sangue del Figlio dicendo: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”. Gesù da parte sua ha già realizzato il tutto della salvezza, offrendo tutto se stesso, la sua vita e la sua morte per te, con te e in te. Questo “in te” non ti spaventi: è l’elemento in tuo potere, sbloccabile con il tuo sì, perché Dio non violenta mai, dice sempre “se vuoi”, come diremmo noi: con calma e per favore.

Un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

Un uomo, peccatore, piccolo. Ecco tutti gli elementi che contraddistinguono ogni persona in questo mondo. Uomo o donna, tu sei essere umano, con tutte le potenzialità e i limiti, proprio perché creatura. Peccatore: non significa indegno, brutto, sporco: il peccato è ostinarsi a non riconoscersi creatura, e voler fare da sé, tronfi e gonfi del proprio io, ipernutrito. Piccolo: un figlio è sempre un piccolo per i propri genitori (genitori ultranovantenni chiamano “bimbo” il loro figlio ormai in pensione, o episodi simili sono diffusissimi), un piccolo da accudire, tutelare, educare.

Zaccheo. Quest’uomo, oltre alle tre caratteristiche dette sopra, deve essere stato molto agile e allenato: corse, salì su un albero, scese in fretta. Un uomo che non sta fermo ad aspettare un miracolo, ma che si mette in gioco, rischia, accetta di tornare indietro, e prima di accogliere il Signore, accoglie se stesso per quello che è, senza trampoli, senza finzioni. Per quanto agile, avrà fatto fatica a salire su quell’albero, ma come velocemente è salito, altrettanto velocemente scende, invitato dal Signore. E toccando terra Zaccheo è ancora uomo, peccatore e piccolo, ma con due dettagli non trascurabili: ha accettato se stesso, sì è accolto per quello che è, e ha ascoltato la voce del Signore. Questi due elementi sono come le due mani dell’artigiano che plasmano e danno forma all’opera.

Oggi per questa casa è venuta la salvezza. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Zaccheo ormai ha accettato di essere creatura, ha accettato di essere piccolo, ha accettato e confessato il suo peccato,. Ora è tutto pronto per sedersi a tavola con Gesù, che benedice il pasto con queste parole. La salvezza ha bisogno di diverse tappe per potersi realizzare: l’immedesimazione, il mettersi in gioco, l’accettazione di se stessi, l’ascolto, l’accoglienza gioiosa. Quest’uomo, a ben vedere, ha fatto tante cose, ma tutte si riducono a una sola: lasciarsi raggiungere dal Signore. Avrebbe potuto risparmiarsi salite e discese dagli alberi, corse e scorribande. Eppure anche tutto questo dispendio di energie è stato un passaggio necessario e fondamentale. Muovendosi, Zaccheo è passato dal voler vedere Gesù, come se fosse una partita di calcio o un film, all’essere salvato.

Zaccheo desidera vedere. Il desiderio di Dio supera e salva Zaccheo da sé stesso e lo rende testimone oculare della salvezza. Zaccheo ha visto.