Coraggio nelle persecuzioni

Mt 10,26-33

Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.

Gesù si rivolge ai dodici apostoli, chiamati e istituiti in quel momento, ai quali, dice il testo: “diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità”. Se la missione è quella di liberare e guarire, il ritornello di questa pagina di vangelo non può che essere Non abbiate paura, oppure… abbiatene, a seconda di chi è il soggetto in questione.

Non abbiate paura degli uomini. Il contrario di paura è il coraggio, cioè affrontare ogni situazione senza indietreggiare. Non aver paura degli uomini (e neanche delle donne…), essi sono uguali a te, e Gesù ti dà anche le motivazioni, parlando di uno sconvolgimento tra cose nascoste e svelato, di segreti e di cose risapute. Questo cambiamento dice come tutto sia relativo, e sottoposto al cambiamento, all’evoluzione. Non aver paura degli uomini, perché tutto ciò che li costituisce è transitorio, come un soffio di vento, che fa il suo percorso e poi svanisce.

Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

La Parola di Dio attraversa tutte le notti della storia, fino a giungere nella tua notte, nel tuo buio, e lì brillare, non con luci sfolgoranti, non con effetti speciali, ma una luce che ti rincuora e ti permette di non avere paura: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. (Sal 119,105). La Parola è detta nelle tenebre, ma esige di essere annunciata nella piena luce, cioè attraverso la luce del tuo esempio, di modo che chi vede te può accogliere la vicinanza e l’amore di Dio: capisci a quale grande missione sei chiamato? Raoul Follereau affermava: “Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole”.

L’orecchio è raggiunto dalla Parola, e la Parola mette in moto tutto il corpo, la mente, l’anima, la Parola ti conduce sulla terrazza, la parte più esposta di casa tua, e là annunci non una catechesi, non un’omelia, ma la tua personale esperienza del Signore. No, non con le parole (non solo), ma con la concretezza della tua vita. Parti dall’ascolto attento nel silenzio, e poi lasciati condurre dalla Parola che diventa tua carne e presenza di Dio, fino ad esporti totalmente, cioè a vivere la bellezza e tutte le esigenze del vangelo.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.

Gli uomini possono uccidere, e purtroppo uccidono, ma Gesù è chiaro: non abbiate paura, perché possono uccidere il corpo, ma non l’anima. Ancora una volta il Maestro Gesù apre i tuoi occhi sul relativo che passa e muta; non si tratta di contrapporre il corpo e l’anima, non è questo il senso (inoltre tale contrapposizione non ha alcun motivo di esistere, in una logica cristiana dove il corpo è il luogo della presenza di Dio), piuttosto è uno zoom su tutto ciò che passa, e il corpo, lo sappiamo bene, non è per sempre. Ebbene, non aver paura neppure di chi uccide il corpo.

Abbiate paura di chi fa morire sia il corpo, sia l’anima nella Geènna. La Geènna è una valle a sud ovest di Gerusalemme, usata come immondezzaio, e dove venivano abbandonati i cadaveri di animali e di criminali giustiziati. Qui venivano appiccati fuochi per incenerire tutti questi resti. Gesù nomina questo luogo di distruzione e di morte per esortare alla paura di smarrire non il relativo, ma l’assoluto: la tua anima, la tua essenza più profonda. E chi può uccidere la tua anima? Tu stesso. Tu solo puoi fare il bello e il brutto tempo nella tua vita, gli eventi e le situazioni possono solo complicare o semplificare chi tu sei e ciò che tu scegli. Abbi paura di te stesso: fai bene attenzione a chi sei e a cosa fai. Questo aver paura è uno scuoterti dal torpore e un evidenziare fortemente la responsabilità che è stata posta nelle tue mani.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Il Signore, dopo averci responsabilizzato, ci rassicura, e lo fa con due immagini. I passeri, uccellini che vivono la Provvidenza, valgono davvero poco: un soldo, la moneta più piccola dell’epoca. Eppure questi passeri hanno tutta la tutela e l’attenzione di Dio Padre. Un’altra immagine è quella dei capelli, contati (vale anche per i calvi, che in questo caso faranno memoria della loro ricca capigliatura): i tuoi capelli sono contati, ossia: nella tua vita nulla è lasciato al caso, meno ancora alla sorte. Tutto è parte di un progetto meraviglioso pensato e realizzato da Dio, ed è un progetto a tuo favore!

Per la terza volta: non abbiate paura, perché voi siete portati avanti, venite prima di molti passeri, questo dice il testo originale: tu sei portato avanti da Dio Padre, sei il prediletto, colui, colei che ha rapito il suo cuore: come puoi aver paura se Dio è dalla tua parte?

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

La pagina di vangelo si conclude con un pareggio: è tutto posto tra le tue mani, sei tu l’artefice del tuo presente e del tuo futuro, sei tu il fautore delle tue scelte, dei tuoi sì e dei tuoi no, tutto il resto è conseguenza logica. Se riconosci sarai riconosciuto (se saluti qualcuno per strada è perché riconosci qualcuno, e allora anche lui/lei ti riconoscerà e saluterà).

Non aver paura degli uomini e degli eventi, non aver paura di ciò che ti circonda. Abbi una sana paura di ciò che scegli di vivere e sii responsabile. Riconosci in te l’amore di Dio, vivilo, respiralo, e sarai riconosciuto, accolto e amato. Lo sei già, ma sai che bello poterlo vivere pienamente?