Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
“Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me”.

Gv 1,15

Gesù nasce dopo Giovanni, è il piccolo della famiglia. Non solo Dio si fa uomo: la sua scelta è di essere il più piccolo, e lo sappiamo bene, i piccoli hanno sempre mille cose da insegnarci, stupisce sempre la loro trasparenza e le loro risposte ci lasciano senza parole. Il Verbo si fa piccolo, la Parola del Dio invisibile si rende pronunciabile e udibile, come il vagito di un neonato.

Giovanni fa un passo indietro per far passare Gesù? No, Giovanni fa l’esperienza del Presente di Dio. Il passato e il futuro non sono statici e ben separati tra loro, ma danzano in perfetta sintonia con l’eterno Presente, e l’oggi di Dio è la musica che sostiene i loro movimenti. Giovanni testimonia la presenza di Dio nella storia, nella sua storia, e non può che farlo come un’esperienza fatta sulla propria pelle.

È avanti a me. L’immagine di un Dio che tappa i buchi e che segue le sue creature cercando di riparare le loro malefatte non è il Dio di Gesù Cristo. Dio è sempre avanti a me, è Lui che disegna il cammino, e se si volta indietro lo fa per esortarmi a seguirlo, per sorridermi, o per indicarmi i colori meravigliosi di un tramonto. Il Verbo di Dio che tra poche ore contempleremo adagiato nella paglia di Betlemme è Dio che corre avanti a me, perchè Lui non vede l’ora di raggiungermi là dove io ancora non so. Lo sa Lui, e io seguo Lui. Dio è vicino.

Contempliamo tutto il passato e tutto il futuro come conseguenza dell’eterno presente. E il mio oggi vedrà la salvezza di Dio.