Pagina di vangelo: Lc 9,51-62
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Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

Ti sarà sicuramente successo: dopo tempi più o meno lunghi vissuti nel se, nel chissà, nel “poi vediamo” giungi ad avere chiara davanti a te la via da percorrere, e quando giungi a questa chiarezza inequivocabile la vuoi realizzare subito, con forza, deciso ad affrontare qualsiasi cosa purché quel traguardo si realizzi nella tua vita, senza sconti e senza estenuanti rimandi. Niente e nessuno può fermarti, non perché tu sia presuntuoso o esaltato, non perché sei preda di facili entusiasmi, ma perché dopo lunghe notti sta sorgendo il sole, e quando si fa giorno ci si mette all’opera.

Gesù si mette in cammino verso Gerusalemme, luogo del potere civile, militare e religioso, città che vedrà il compimento di tutta la sua vita e la sua morte. E la sua determinazione darà forma e contenuto a tutto ciò che vivrà. Neppure uno sputo sul suo volto, un insulto, una ferita saranno affidati al caso o alla sorte, ma tutto viene utilizzato per realizzare il progetto d’amore che fa muovere i passi del Figlio di Dio.

Si misero in cammino.

In questa pagina di vangelo viene usato molte volte il verbo camminare. Questo è il verbo di chi desidera spostarsi da un luogo a un altro, è un verbo che richiede impegno, sudore, fatica. Chi cammina è esposto all’imprevisto: da un bel paesaggio dopo la curva a una slogatura, un cammino fatto con persone amiche che alleviano la fatica, oppure l’incontro con malintenzionati. Chi cammina ha ben in mente una meta, e investe tutte le proprie energie (fisiche, psichiche, economiche, di tempo) per raggiungerla.

La determinazione di Gesù si fa cammino: sono i suoi passi ad avvicinarlo a Gerusalemme; i passi di chi è disposto a seguirlo permettono di stare con Lui, di imparare da Lui. Se il tuo cammino diventa troppo faticoso e insostenibile, vai a controllare lo stato della tua determinazione e quanto desideri giungere al traguardo.

Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.

Un tale è animato da grande entusiasmo e propone a Gesù di seguirlo ovunque. Gesù non dice né sì né no, ma risponde con un avvertimento: se cerchi garanzie e sicurezze sei nel posto sbagliato. Neppure Gesù le ha per se stesso. Se guardi Gesù in croce puoi vedere perfettamente e fisicamente realizzata questa parola: il Signore soffre e muore senza poter appoggiare la propria testa. E il suo ultimo sguardo è per chiunque si trova ai piedi di quella croce: la Madre, il discepolo amato, ma anche ciascuno di noi. Anche tu quando vivi il tuo dolore e la tua fatica, sei il destinatario del suo sguardo, che ti accoglie, che ti comprende e rispetta, e ancora ti dice “Seguimi”.

Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio.

A questo cammino proposto da Gesù spesso vengono posti dei freni a mano, delle pause, dei “sì però…” che gelano le articolazioni e bloccano ogni movimento. È come se a un “ti amo” tu rispondessi: “ok però io…” Quel però distrugge tutto, diventa più grande e più pesante di ogni determinazione, imbriglia la tua volontà e ti conduce la dove non vorresti. Perché se è vero che il cammino è faticoso, è anche vero che Gesù Cristo è una guida infallibile. Lui non ti lascia mai a metà strada, non ti illude, ma si fa tuo compagno di viaggio, rispettando il tuo passo, e incoraggiandoti nei momenti di scoraggiamento.

La metafora dell’aratro ci dice quale deve essere l’atteggiamento: quando stai arando non puoi fare altro, perché il rischio sarebbe quello di tracciare solchi storti e leggeri, tracce insignificanti che non potranno contenere e custodire il buon seme. Camminare ha bisogno della stessa determinazione di stare: voglio camminare e voglio farlo nel modo migliore possibile, perché da questo cammino dipende la mia vita e la mia realizzazione.

Il Regno di Dio ha bisogno di camminatori convinti e di aratori determinati che donano tutto di sé per raggiungere la meta. La croce del Signore continua a tracciare solchi dove il vangelo possa germogliare e portare frutto. Non chissà dove: nella tua vita, oggi.