Vangelo di riferimento: Mt 24,37-44

Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.

Per quanto la scienza si evolva e faccia passi da giganti, un sisma o un altro fenomeno sono difficilmente prevedibili, e possiamo giungere nel migliore dei casi a pure ipotesi. Puoi guardare il meteo per organizzare il weekend, ma non puoi sapere con esattezza se non pioverà, se farà freddo o caldo; puoi programmare un viaggio in occasione delle feste di Natale, ma se succede qualsiasi cosa non puoi prevederlo. Questa è la stessa imprevedibilità del diluvio universale, prima del quale ognuno faceva la propria vita, dalle cose più ordinarie (mangiare e bere) a quelle più importanti (sposarsi), è la stessa imprevedibilità di quando tornerà il Figlio dell’uomo.

Questo ritorno ce lo annuncia la Parola di Dio, negli Atti degli Apostoli al momento dell’ascensione al cielo di Gesù: “Due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo»” (At 1,10-11). Un ritorno poco presente nella vita dei credenti. Facciamo un test: tu, ci hai mai pensato? Mentre prendi il caffè o ti rechi al lavoro, ti è mai venuto in mente? A me no! Il ritorno del Figlio dell’uomo (Gesù per gli amici) è troppo aldilà, ancor più della vita eterna, che già ci dà tanti grattacapi.

Questo test è così vero e reale, che il ritorno di Gesù coglierà di sorpresa. Inaspettato, come inaspettata fu l’incarnazione del Verbo, la sua nascita da Maria, come inaspettata fu ogni parola, ogni insegnamento, ogni gesto nella vita del Signore. Inaspettato, come quel pane dato, quel vino versato: tutto è inaspettato nel vangelo, perché nulla è preconfezionato. Tutto viene realizzato in base alle esigenze di ciascuno, in base alle tue esigenze di oggi.

Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

Il campo e la mola sono due luoghi di lavoro e di fatica, luoghi fondamentali per passare dal terreno alla spiga, dai chicchi di grano alla farina. Quando il lavoro è concluso, l’operaio torna a casa. Siamo tutti operai e servi della Provvidenza di Dio, e quando il lavoro assegnato a ciascuno è portato a termine, torniamo a Casa, verremo portati via, perché il desiderio del Padre è avere casa piena di figli e figlie che finalmente avranno il compenso di tanta fatica, si potranno riposare e fare festa. Verrà lasciato chi deve completare il proprio lavoro, beneficiando di quello che hanno fatto gli altri prima di lui; in questo avvicendamento possiamo leggere tutta la storia dell’umanità, dalla creazione ad ora, lungo i secoli e i millenni il lavoro di ognuno diventa il modo per essere fattivi collaboratori di chi il mondo lo ha creato e salvato.


Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

Sarà un ritorno inaspettato, e Gesù ci dice di vegliare, o meglio ancora di essere ben desti, svegli, attenti. Ci sono almeno due modi di vivere questo atteggiamento:

  • sono sveglio, attento, aspettando qualcuno o qualcosa fuori di me, all’esterno; normalmente questo genera ansia, mi agito per il ritardo, mi preoccupo su dove dovrò andare, cosa succederà, cosa dovrò dire, come comportarmi, ecc.
  • sono sveglio e attento in tutto ciò che sono e che faccio, sveglio per me stesso, attento a essere presente e non disperso in mille cose. Una vigilanza interiore che diventa stile di vita, buona abitudine. Questa non porta ansia, ma al contrario pace e serenità.

Ancora una volta gli insegnamenti di Gesù e la pratica del vangelo vengono incontro alla natura dell’essere umano. Dio non interviene nella storia del mondo e nella tua storia per sconvolgere tutto, ma per portare a compimento, per dare a te la gioia di vivere per Lui, nella pace.

Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Un’immagine davvero brutta e negativa quella del ladro: nessuno di noi desidera una sua visita, nessuno ha il suo numero in rubrica, nessuno lo invita. Gesù tuttavia non porta il ladro come esempio, ma l’atteggiamento del padrone di casa: tutte le sere chiude bene le porte di casa, si assicura che i propri cari siano protetti. Lui non sa se e quando verrà il ladro, ma fa di tutto perché questo non avvenga. La vigilanza è quella virtù che viene richiesta e prescritta dal Signore. Vigilanza interiore che mi rende la persona giusta al momento giusto, non un distratto passante, ma un attento e premuroso amico per chi mi è vicino, un collega preciso e cordiale, un familiare che sa donare tutto sé stesso per il bene dei suoi cari… continua tu, collocando te stesso negli ambiti in cui operi e agganciando gli aggettivi migliori.

Vigilanza e presenza sono sinonimi: se vigilo sono presente, e Dio non tarderà ad esserlo anche Lui, presente in tutto ciò che faccio, che dico, che vivo. Il suo ritorno sarà improvviso e inaspettato, ma mi troverà, e il nostro abbraccio sarà per sempre.