Vangelo di riferimento: Lc 2,16-21

Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino

Cercare è l’azione di chi ha bisogno di qualcosa che non ha, ma può essere anche l’atteggiamento di chi vuole capire meglio e desidera approfondire, o ancora, è l’inquietudine di chi vive una mancanza. In ogni caso è sempre un uscire da se stessi per andare verso l’altro, e diventare pionieri di un mondo ancora sconosciuto. Chi cerca deve essere prudente, proprio perché non conosce, e rispettoso del nuovo che sta approcciando; prudenza e rispetto sono i fondamenti del vivere civile, e la base irrinunciabile di qualunque relazione. I pastori trovano solo dopo aver lasciato il gregge ed essersi incamminati nel buio della notte, trovano solo dopo essersi allontanati dal fuoco che stempera le rigidità dell’inverno.
I pastori trovarono. Gli angeli hanno detto loro che avrebbero trovato “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. In realtà essi “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Come in quei giochi di enigmistica, avviciniamo le due immagini e troviamo le differenze.
Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Di chi è questo bambino? E i genitori dove sono? Perché è qui? Chi ce l’ha portato? Chi lo ha avvolto in fasce? Queste e altre domande affollano la nostra mente, in cerca di risposte plausibili. Eppure gli angeli hanno detto questo ai pastori, i quali si saranno mossi dai loro stalli non per chissà quale sete mistica o animati da curiosità spirituale, ma accorrono per mettere in salvo quel bambino solo in una notte così fredda.
L’annuncio di Dio ha sempre qualcosa di controverso, di poco chiaro, e senza un senso razionale apparente. Potremmo paragonarlo alle tessere di un puzzle, che può già fare intuire il contenuto a nei suoi colori e nelle sue forme, ma non il totale, soprattutto non spiega nulla, se non lo stretto necessario per avere la possibilità di unire altri pezzetti. I pastori cercano un bambino abbandonato a se stesso, esposto alle intemperie, bisognoso della loro cura, e invece…
Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. La seconda immagine, quella che gli occhi dei pastori hanno visto, è già più credibile e l’emergenza si ridimensiona. Maria e Giuseppe hanno già un nome, mentre “un bambino” generico e indefinito, diventa “il bambino”, ancora senza nome, ma già con una sua identità. Maria e Giuseppe sembrano già conosciuti dai pastori, forse li avevano visti nei giorni precedenti, oppure semplicemente, l’evangelista li inserisce nel contesto, come persone già presentate in precedenza. Comunque sia andata, i pastori trovano un bambino, adagiato sulla mangiatoia, le fasce non vengono più nominate, ma al loro posto compaiono Maria e Giuseppe, chiamati ad avvolgere di cure e attenzioni la neonata vita del Figlio di Dio.
I pastori sono accorsi, impauriti e allertati al pensiero di trovare un bimbo in fasce, abbandonato. In realtà trovano Maria e Giuseppe con il bambino: il puzzle assume un aspetto più completo e l’immagine ha i contorni più definiti. L’annuncio di Dio non è più un vago segno dato da angeli ma diventa incarnazione, parte della vita di pastori, che tornano ai loro greggi diversi da come erano partiti. Paura ed emergenza lasciano il campo a un’esperienza che rinnova la vita dei pastori, essi stessi divengono comunicatori di un qualcosa che hanno visto con i loro occhi e sentito con i loro orecchi.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

Se trovare è conseguenza del cercare, custodire lo è del trovare. Maria cerca, trova, custodisce, medita. Custodire significa avere cura, difendere, tutelare. Meditare significa specchiarsi sul proprio vissuto e sugli eventi, significa attingere dal passato per vivere il presente. All’inizio dell’anno Maria è la Madre che ci genera e la Maestra che ci educa, affinché nulla vada perduto.