<

p style=”text-align: justify;”>Spesso siamo così assorti dai nostri pensieri (sempre quelli), dalla nostra vita (sempre uguale), da dimenticarci di guardare il cielo. Non per scrivere poesie, chi ne scrive più, e neppure per dipingere una tela, non ne sarei neanche capace, e poi, anche se lo fossi… chi ne avrebbe il tempo?
Guardare il cielo per fare un bel respirone, quelli che si fanno per ricominciare, o per deglutire un boccone amaro. Guardare la distesa azzurra per notare la strana forma di una nuvola che richiama un cavallo, o un fiore, o un cuore…
Non lo guardiamo più il cielo: occhi bassi (e tristi) in cerca di chissà cosa dentro la borsetta, o spulciando in un cellulare di ultima generazione.
Eppure nascoste, quante domande, dubbi,  speranze, pensieri anche belli, che rimangono inespressi, repressi, zittiti, inascoltati.
Camminando, proprio oggi, ho notato come il sole dona la sua luce e il suo calore a un terreno arato da poco, e ho pensato che la nostra vita è proprio così: zone d’ombra, eppure dorate dalla luce del sole, addirittura splendenti! Non perché siamo bravi noi, ma perché Dio Padre “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Mt 5,45).
Quel raggio di sole riscatta tutta una vita, tutte le montagne e le colline dei nostri non senso, di perché insoluti. Riscalda le ossa anchilosate da cammini impervi e da ruzzoloni inaspettati, ci dona di nuovo la gioia di uscire dalle nostre chiusure e affrontare il quotidiano con un po’ più di sorriso.