«Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,14-16).

Qui i passi del Signore si fermano. Il suo corpo già straziato da mille tormenti viene steso su quel legno che sinora ha portato. Dopo tanto camminare la sua vita giunge al luogo in cui tutto si compirà. Il dolore continua, indescrivibile, e Gesù continua a donarsi: per quanto venga innalzato Lui rimane vicino, compagno, amico.

I chiodi fissano il corpo alla croce, ed ecco, da questo momento potrai volgere lo sguardo e vedere in quel Segno tutto l’amore di Dio per te, potrai guarire le tue ferite, consolare gli spasmi del tuo cuore, trovare rifugio e conforto nelle piaghe del Signore, dissetare i tuoi giorni con le lacrime di chi ha dato tutto se stesso per te. Fermati e guarda. Fai silenzio. Ama.

Luca Rubin

La mano sulla fronte,
la mano sul cuore. 
La mano sulle spalle.
È un segno.
Una minuscola danza della fede.
La nostra storia
come un abbraccio.
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio condannato a morte.
L’amore crocifisso. 
Un pilastro di salvezza.
Per me. 
Per noi. 
Per tutti. 
Nel segno della croce, 
Signore Gesù,
ti dico che ci sono,
che ci sto, 
che metto la mia povera vita
nelle tue mani trafitte dai chiodi. 
Nel segno della croce.

Patrizio Righero