«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Cadere è il verbo del seme, che lascia la mano calda e ruvida del contadino per entrare nel buio e nel freddo della terra. Tra quelle zolle marcirà, conoscerà la morte, e quando tutto sembra finito la natura lo prenderà per mano e lo condurrà verso il sole: e la vita ritorna centuplicata!

Non è piacevole cadere, e non puoi neppure programmare una caduta: puoi solo prenderne consapevolezza, vedere quanto male ti sei fatto e rialzarti. Gesù che cade ancora una volta ti fa vedere ciò che nella tua vita non vorresti mai incontrare: l’insuccesso, il fallimento, il male.

Eppure proprio ora è il momento di aprire bene gli occhi e cogliere in questa seconda caduta del Signore la vicinanza del cielo alla terra. Dio è lì con te, davanti ai tuoi occhi che cercano di vedere, nel buio più fitto, un piccolo germoglio di speranza.

Luca Rubin

Sento la terra fredda
sotto le ginocchia.
Il cielo buio e nero
pesa sulla mia schiena.
Tira una brutta aria qui.
Il mattino si è fermato chissà dove
e non vuol saperne
di venirmi a dare il buon giorno.
Cadere non è il problema.
Il problema è rialzarsi anche oggi
e vincere questa viscerale stanchezza
che si appiccica sulla pelle.
Ma se mi dai una mano, Signore,
Ne sono sicuro –
ce la posso fare.
Anche questa volta.

Patrizio Righero