Pagina di riferimento: Gv 14,23-29

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

L’amore mette in atto una serie di atteggiamenti molto concreti: esso crea un vortice così grande da coinvolgere Dio stesso, che risponde a questo amore amando, ma non solo: Il Padre e il Figlio verranno ad abitare da te, non per una visita di cortesia, ma per sempre.

Osservare la Parola: non è un’osservanza legalistica, esteriore, come una regola da adempiere sennò devo pagare una multa. No. Osserva chi ama, chi desidera, chi è attratto; osserva chi trova tutto il senso del proprio vivere in quell’amore donato e ricevuto. Osservo con gli occhi, mi innamoro con gli occhi, faccio esperienza del bello con gli occhi, e gli occhi, dice un proverbio, sono lo specchio dell’anima, sono l’ingresso verso l’interiorità. Attenzione però: se osservo amo? No: se amo osservo! Il motore è l’amore, non la curiosità. La famosa frase di sant’Agostino “Ama e fa’ ciò che vuoi” è da leggere proprio in questo senso: ama, e tutto ciò che farai avrà un senso e troverà il suo ordine.

Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Se non amo sono cieco, non osservo, mi privo della luce del sole, dei colori, delle forme, del bello. Se non amo inciamperò a ogni passo, mi scontrerò e mi farò del male continuamente, e ferirò chi mi è vicino, perché non vedrò né loro, né me stesso. Il non amore mi porta lontano, mi disperde, mi annulla, e muoio di fame e di sete. Ma non basta: se non amo sono anche sordo, e non posso ascoltare la Parola del Padre, quel Padre che mi ha pensato, creato, voluto, amato. Le orecchie ti permettono di comunicare, di entrare in relazione, di scambiarsi informazioni (ti voglio bene è un informazione!).

Non vedere e non ascoltare sono la conseguenza del non amore: rimango isolato, un’inutile spreco di vita, puro ammasso biologico di cellule destinate alla putrefazione (sono volutamente brutale, lo so). È questo lo scenario di morte che si profila davanti a chi non ama, uno scenario che lui stesso non vede, e che lo ingoierà, annullandolo.

Il volto e la Parola del Padre: ecco il dono che l’amore porta con sé. Quel volto che illumina la mia vita, che la rende nuova, che dona senso ai miei giorni. E quella Parola che mi dice, a chiare lettere, tutto il Suo amore; Parola, non voce, Parola, non chiasso, Parola che crea e ricrea, Padre che si ricrea (rinasce) con ogni figlio che nasce e rinasce, con ogni figlio che si predispone ad amare.

Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Può capitare di perdere un treno, può capitare di essere ciechi e sordi per non aver creduto all’amore (1Gv 4,16), per non averlo vissuto. Niente paura: con Dio siamo sempre in tempo, sempre sul pezzo! Abbiamo bisogno di un Maestro, che ci insegni, che ci educhi, un Maestro che è anche Medico, perché può guarire la nostra cecità e sordità. Il Maestro “insegnerà ogni cosa”: è questo il suo lavoro, in-segna, segna dentro, incide, scolpisce, dà forma, dà un orientamento.

Il Medico invece “ricorderà tutto ciò che vi ho detto”: oltre ad essere ciechi e sordi c’è anche un po’ di aritmia, il cuore che fa i capricci! Il Medico ri-corda, riporta al cuore: chi? Te stesso! Ti prende per mano e ti riconduce all’interno del tuo cuore, sede dei sentimenti, dell’amore, anche dell’amore non vissuto, ecco il perché di quegli sbalzi di pressione…

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

Facciamo un po’ di riassunto: l’amore ha i suoi effetti, il non amore crea le sue conseguenze, ci viene dato un Maestro e un Medico per ristabilire l’amore, ma non finisce qui: a chi è in convalescenza si è soliti dire: “stai tranquillo, riposati, non ti agitare, prenditi i tuoi tempi…” Gesù desidera che viviamo in pace, perché solo in un ambiente di pace può nascere e crescere l’amore. Dove non c’è pace l’amore non vive. Ci possono essere atteggiamenti esteriori di rispetto, ma senza pace i sorrisi diventano maschere, gli abbracci sono morse che stritolano, e i baci sono vuoti gesti che non hanno significato.

Gesù non solo ci la pace, (quindi ce la dona), ma ce la lascia, come missione: un dono che è vivo, un dono da curare, come una pianta da curare, innaffiare, potare, una pianta da cui raccogliere i frutti, ma anche una pianta che ha bisogno di tempi di paziente attesa, di silenzio, di lunghi inverni e di afose estati: ecco cos’è la pace di Gesù: un frutto già maturo da gustare e condividere, una piantina da coltivare e curare.

Ubi Deo ibi Pax: Dove c’è Dio c’è pace. Questa frase è posta all’ingresso dell’eremo delle carceri d’Assisi (in foto è una riproduzione che si trova ai piedi dell’altare presso l’Eremo di S. Maria del Soccorso, Serrastretta CZ). Dio ci vuole in pace, felici, gioiosi, non se ne fa nulla delle nostre ansie, dei nostri turbamenti, delle nostre paure. La pace è il dono di Gesù risorto, che oggi e ogni giorno ti viene incontro dicendo: Pace a te!