Gesù fu condotto nel deserto (Mt 4,1-11)

Esiste un luogo più inospitale e antipatico di un deserto? Non c’è niente intorno a te, solo sabbia e cielo, caldo di giorno e freddo di notte, niente cibo, niente acqua, nessuna compagnia, nessun confort, niente ombra: niente di niente. Non so voi, ma un luogo simile io non lo sceglierei mai per una vacanza: il deserto non è un luogo positivo, mi danneggia e mette a rischio la mia stessa sopravvivenza.

“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”.
Non c’era un altro posto? Proprio nel deserto? e poi: nel deserto, col diavolo: bingo! Spesso ti è capitato di vivere situazioni paradossali, che peggio non si può. “Piove sempre sul bagnato”: no, nel deserto manco la pioggia, il nulla. Un nulla che ti scartavetra, che porta via tutto di te, un nulla che ti riporta all’essenziale: vivere, e vivere in pienezza, non per l’optional che fa tanto figo, non per il vestito firmato da esibire come il pavone fa con la sua coda, ma vivere per la vita stessa, unico valore che li riunisce tutti.

Il deserto non è come spesso viene dipinto: “giornata di deserto””deserto di preghiera e riflessione” o altri fiori simili: tali lodevoli iniziative del deserto hanno solo il nome. Fare deserto è contro natura, vivere il deserto come tappa di un cammino è invece un’esperienza di vita che ti trasforma. Entri nel deserto in un modo, e ne esci trasformato, a tutti i livelli. Non perché il deserto abbia potere sulla tua vita, ma perché la tua vita, se vissuta in pienezza, usa il deserto come strumento di miglioramento, come palestra e allenamento.

La quaresima, da pochi giorni iniziata, è sicuramente ben lontana da una realtà di deserto, intende tuttavia offrirci uno strumento simile: tornare all’essenziale, tornare al centro di te stesso, e da lì riscoprire ciò che davvero conta: tu e Dio, il tuo amore e il suo amore.