2Cor 4,7-15

Un tesoro in vasi di creta. Come esprime bene il concetto questa metafora! Il vaso di creta è fragile, facilmente si sbecca e si ammacca, si rompe. Proprio come la nostra natura umana, fragile, limitata, incostante. Tuttavia il vaso di creta ci insegna un’altra cosa: esso sa prendere su di sé gli scossoni, le botte, gli strattoni, le disattenzioni… Il vaso di creta sa che contiene un tesoro, e offre tutto se stesso per difenderlo, custodirlo, preservarlo, a costo della sua stessa vita. E poi, una volta sbriciolato e rotto, lascia che il tesoro venga valorizzato e colto da un altro vaso di creta. La vocazione del vaso di creta è tutt’altro che piacevole, anzi. Il centro della sua vita non è stesso, ma ciò che custodisce, e per il suo contenuto offre tutta la sua vita e la sua morte.

Gesù. Egli è sia il vaso di creta che il tesoro. Entrambi sono stati disprezzati, rotti, spezzati, trapassati dai chiodi e dalla lancia. Gesù vaso di creta ci insegna a saper perdere e a dare la vita per amore del tesoro, che risplende il mattino di Pasqua davanti alle donne impaurite. Nel suo corpo rimangono evidenti le ferite, ora feritoie che emettono luce e profumo di resurrezione. Il vaso di creta ha compiuto la sua missione, e il tesoro ci è stato affidato.

San Giacomo che oggi celebriamo, è stato anche lui un vaso di creta, che ha saputo donare tutto se stesso per amore del tesoro: è stato il primo degli Apostoli a subire il martirio e a bere il calice del Signore crocifisso e risorto. La sua intercessione ci accompagni lungo il cammino.