Meditare sull’epilogoth1789_o1-300x200[1] di una vita non è mai facile; fai di tutto per evitare il dolore la morte: cure mediche e medicine anche costose, le più svariate terapie… Il nostro DNA, prima ancora di scegliere tra capelli biondi o bruni e occhi castani o azzurri, incide in ogni nostra fibra la Vita. Ecco perché non siamo mai pronti a morire e a soffrire: siamo fatti per la vita e per la felicità!

Anche per Gesù è andata così: fugge quando lo vogliono lapidare, si ritira in luoghi deserti per evitare lo scontro, e nella notte del Getsemani esclama: “Padre allontana da me questo calice”: non credete a chi vi dice che Gesù era contento di soffrire e di morire, chi sostiene questo desidera trovare una soluzione al problema, ma di fatto lo complica.

Oggi il lungo vangelo del Passio ci fa vivere le ultime ore di vita di Gesù, in un susseguirsi di gesti molto forti: Lui che si fa pane e vino offrendo il suo Corpo e il suo Sangue, Lui che lava i piedi dei suoi, Lui rinnegato e tradito, consegnato, venduto, sputato e schiaffeggiato. Lui reso una maschera di dolore, abbandonato da tutti, anche dagli osanna di qualche giorno prima, Rami d’ulivo e palme che oggi festosi agitiamo, saranno presto abbandonati, un po’ come i nostri facili entusiasmi.

Contempliamo Gesù che ci insegna ad andare fino in fondo, anche quando costa e fa male, tremendamente male. Sì perché a Lui non fu risparmiato niente, dolore fisico e dolore interiore.

E noi abbiamo ancora il coraggio di dire: “Eh ma Lui è Dio, per Lui è facile, sapeva che poi sarebbe risorto”. Affermare questo, equivale a bestemmiare.

Fermiamoci davanti a questo oceano di dolore che travolge tutta la settimana santa; prendiamo coraggio e guardiamo il volto del Cristo, i suoi occhi pieni di lacrime, il sangue che cola sul suo corpo. Guardiamo anche il cuore della madre, spaccato dal dolore, ma che sa stare in piedi e ferma davanti alla croce del Figlio. No, non facciamo letteratura, ma respiriamo a pieni polmoni questa lezione di vita.

Oggi agitiamo pure i nostri ramoscelli, cantiamo osanna e gloria al Redentor, ma facciamo sì che il venerdì santo ci veda presenti, magari accanto a Maria, a ricevere tutto il dolore e tutto l’amore del Figlio di Dio. Ti auguro una settimana santa intensa, non perché ti impegni in chissà quali pratiche, ma perché decidi di inchiodare il tuo cuore e la tua vita con il cuore e la vita di Gesù, costi quel che costi. Lui è con te.

Buona domenica delle Palme!