Vedremo se porterà frutti per l’avvenire (Lc 13,1-9)

Ce lo dice ben due volte oggi il vangelo. La conversione come antidoto al perire. Perire significa andare a male, fallire, morire. Ma questa benedetta conversione che cos’è? Andare di più in chiesa, pregare di più, mettersi una croce al collo… No, non ci siamo. Chiediamolo a san Paolo che cos’è la conversione, lui che avrà ancora mal di schiena dopo essere caduto da cavallo, e ha saputo rinnovare totalmente la propria vita sul modello di Cristo, morto e risorto. Se non c’è questa conversione, periremo, cioè sbaglieremo strada, falliremo il senso della nostra vita, e la missione che ci era stata affidata rimarrà eternamente incompiuta.

Il brano continua con una parabola, anch’essa incompiuta. Un albero di fichi che non dà frutti. E’ un problema serio, io l’avevo piantato, irrigato e coltivato per averne un beneficio, e dopo tre anni tutto è stato inutile. Proprio come quando ti dai tanto da fare e non vedi risultati: ti guardi allo specchio deluso, stanco e sfiduciato. Ma la vuoi una bella notizia? La parabola non si conclude e tutti i tuoi sforzi potrebbero non essere vani: “Vedremo se porterà frutti per l’avvenire” continua ad avere fede, continua il tuo cammino di conversione, e non temere: Dio è fedele!

Cosa ci portiamo a casa di questo vangelo? Un antidoto e un bel cesto di fichi! L’antidoto è il frutto della conversione, vera, profonda e sincera, che ci salva dal veleno che produce una vita vuota, lontana dall’amore. Il cesto di fichi è quello che tutti desideriamo: che cioè la nostra vita abbia un senso e una direzione, che tutto ciò che soffriamo e sopportiamo porti a qualcosa di bello e di buono. Continua il brano di vangelo con la tua vita, scegli tu il finale della parabola, sii tu l’evangelista di questa domenica, di ogni giorno della tua vita.

Buona domenica!