Brano di riferimento: Lc 3,1-6

Nell’anno quindicesimo (…) la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Se chiedi a una mamma di raccontarti il giorno in cui è nato suo figlio, lei ti dirà tutti i dettagli: il clima, gli episodi, una cronistoria minuto per minuto, anche a distanza di decenni. Anche tu conservi dei ricordi nitidi di un momento preciso, di un vissuto intenso, e non hai il minimo dubbio nel raccontarlo. Allo stesso modo la pagina di vangelo di oggi inquadra il brano nel suo contesto cronologico, storico, politico, religioso, geografico e sociale: in quel momento preciso “la parola di Dio venne su Giovanni”: Dio desidera incontrarti, ma per farlo ha bisogno del tuo tempo, del tuo spazio, della tua storia, della tua vita. Lui può tutto, ma senza di te rimane incompleto. 

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati

Giovanni dopo aver fatto esperienza di Dio non è più lo stesso: l’incontro con la Parola lo ha cambiato interiormente, ha innescato in lui il desiderio insopprimibile di essere la voce di quella Parola, e lo fa macinando km, per raggiungere quanta più gente possibile. Non annuncia dolci favole e racconti zuccherati, ma bensì “un battesimo di conversione”. Giovanni stesso fa esperienza di questa necessità di un cambiamento di vita totale. La conversione esige un’immersione, una donazione completa della propria vita, affinché il Signore possa davvero incontrarti e non solo sfiorarti. 

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Giovanni grida, non è timido Giovanni, ci mette tutta la sua voce e grida, grida forte. Il suo messaggio è evidentemente urgente e pressante, tantochè “grida nel deserto”, dove non c’è tutto questo traffico, eppure grida anche lì, non vuole privare nessuno di questo messaggio, non lo demoralizza lo share: Giovanni grida. E il suo messaggio è un imperativo: preparate la via, una manutenzione straordinaria affinché chi viaggia lo possa fare in sicurezza e piacevolmente, senza troppi scossoni. L’Avvento è un viaggio di riscoperta, e questa manutenzione stradale avviene attraverso la preghiera, la relazione con Dio. Un autore scrive: “devi percorrere spesso il sentiero dell’amico, altrimenti vi crescono i rovi”: Giovanni ci suggerisce il medesimo atteggiamento, una frequentazione assidua è la miglior manutenzione, sia della strada che del viandante (camminare fa bene, si sa!). 

Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.

In questa descrizione, nulla rimane com’è: proprio come la terra, anche tu quando incontri il Signore, cambi, ti trasformi, certo non improvvisamente, non in un giorno, ma lentamente, giorno dopo giorno, il tuo cuore viene modellato e plasmato. Ci sono coppie di coniugi che dopo diversi decenni di vita insieme finiscono per assomigliarsi, oltre che nel modo di parlare e di agire, anche nella fisionomia, nei tratti del volto. Di santa Elisabetta di Ungheria, terziaria francescana si dice che “quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole”. L’Avvento che stiamo vivendo ci doni proprio questa unione intima con Dio, un’unione che i mistici appunto chiamano trasformante. 

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Questa conclusione è davvero bellissima! Dio è vicino a ogni uomo e ogni donna, così vicino che non esiste più il sacro e il profano, ma tutto è sacro, tutto è consacrato dalla Sua presenza, anche chi lo rifiuta, anche chi lo nega, Dio rimane vicino, rimane amore e misericordia. Il verbo al futuro ci dona speranza, ci dice che la strada si snoderà anche domani, e Dio sarà là per accompagnarci e amarci, ieri, oggi, sempre.