Uomo del silenzio, dell’obbedienza e dell’affidamento. Giuseppe compare a malapena nel vangelo, sposo innamorato di Maria, padre non si sa bene come di Gesù (non me ne vogliano i teologi), lavoratore, uomo semplice che ha fatto della sua vita un atto di fede totale. Il silenzio di Giuseppe è l’esempio più bello per le nostre vite spesso contorte. Davanti a situazioni paradossali come la sua (a dire il vero la sua è stata unica e irripetibile) Giuseppe adotta il silenzio e l’affidamento: Dio vuole questo da me? Ok, ci sto, cerco di cavalcare l’onda della volontà di Dio, non per sovrastarla coi miei mille pensieri, ma per viverla, per assumerla fino in fondo, fino alle estreme conseguenze.

Il Giuseppe del presepe è un uomo sempre con gli occhi che guardano quel Figlio, quasi sempre in piedi, segno di tutela per la Madre e per il Figlio, sempre pronto a camminare sulle strade che la Provvidenza gli indica. Le sue due grandi luci sono Maria e Gesù: vive umanamente una notte buia, ma queste due luci orientano i suoi passi e il suo agire, trasformando ogni inciampo, ogni fatica, in un meraviglioso atto d’amore.

Alle porte del Natale 2016 Giuseppe ci invita a prendere in braccio Gesù bambino, non per perderci in inutili e talvolta dannose astrazioni romantiche, ma per vivere la nostra vita di fede con Gesù al centro: quando si ha un bimbo tra le braccia non si fanno sciocchezze, si pensa a non fargli male, a non farlo piangere, a farlo stare bene: ecco, con Gesù tra le braccia e vicino al cuore saremo più consapevoli di chi siamo noi e di chi è Lui. Grazie Giuseppe, grazie per il tuo silenzio, esempio di concretezza e di umiltà operosa.