La Novena di Natale 2017 sarà un ritorno alle origini, perché mediteremo sul testo del “Regem venturum Dominum”, conosciuto come “Canto delle Profezie”, composto da un missionario vincenziano a Torino nel 1720. Il testo ovviamente fa riferimento alle profezie bibliche, in particolare del profeta Isaia.

 

19 dicembre – quarto giorno della novena di Natale

Ecco apparirà il Signore
e non mancherà di parola:
se indugerà, attendilo,
perché verrà e non tarderà.

(Salmo 89,35; Abacuc 2,3)

 

Quante parole diciamo in un giorno? Qualcuno ha stimato all’incirca 4000 parole, altri distinguono se a parlare è un uomo o una donna, ma lasciamo stare quest’argomento… Di tutte queste parole cosa rimane alla fine di una giornata? Nulla. Desideriamo solo il silenzio, staccare la spina e non pensare a niente e a nessuno. Questo fiume di parole inutili (se non anche dannose) rinsecchisce la nostra vita, ci succhia risorse vitali e svuota il nostro essere. Ecco perché i santi cercavano il silenzio del deserto, degli eremi, dei luoghi solitari: per purificare la loro vita dalle parole vuote e ascoltare Lui, la Parola del Padre. Questa Parola realizza ciò che dice, sempre. Ecco perché la Parola di Dio è quella roccia su cui si può costruire la propria casa senza timore che venga meno il fondamento.

Questa Parola a Natale si chiama INCARNAZIONE. E’ questo il motivo della festa, della gioia, delle luci e dei regali: gioire perché Dio si fa in tutto uno di noi, per sempre. Finalmente le nostre vite saranno abitate da una Parola di vita, una Parola che ci rinnova attimo dopo attimo, una Parola che ha il potere di instillare in noi nuove energie per fare il bene.

Se indugerà attendilo: sii certo che la Parola del Padre si realizzerà fin nei minimi particolari, non perché sia una magia, un incantesimo, ma perché Dio è fedele, la sua non è una parola detta per dire, come molte delle nostre. Ogni sua Parola edifica, rinnova, guarisce, libera, riscatta… continua tu l’elenco delle opere che Dio ha compiuto nella tua vita. E se ti trovi davanti a un foglio bianco, lascia la penna (o la tastiera) a Dio: non te ne pentirai.