Novena di Natale/4

Se l’antifona di ieri aveva un’ispirazione militare, quella di oggi si fa notare per la sua indole politica. Tutta l’antifona si rifà a tre versetti del profeta Isaia:

  • “In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli” (Is 11,10).
  • “I re davanti a lui si chiuderanno la bocca” (Is 52,15).
  • “Quando invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li libererà” (Is 19,20).

Gesù è definito la radice di Iesse; costui è il padre del Re Davide, qui citato per dirci che Gesù è uno di noi, fa parte della nostra famiglia; prima ancora di nascere a Betlemme era già dei nostri. 
La radice dà forza, stabilità ed energia a tutto il vegetale; è la parte nascosta, spesso ignorata, che affonda nella terra, e grazie alla sua collocazione assolve magnificamente il suo compito, trasformando i sali minerali in linfa vitale.
C’è un problema: la radice, così nascosta, come può essere un vessillo, visibile a tutti? Gesù è nato nella povertà più totale in una stalla, ha vissuto umilmente guadagnandosi il pane, ha sofferto tremendamente ed è stato ucciso. La sua sofferenza e il suo nascondimento, proprio come la radice, fanno nascere la vita, la gioia, la salvezza, tanto da diventare vessillo (riferimento) per tutti.
I re davanti a Lui non saranno più tali: la potenza umana, la nobiltà, è superata, annullata, dalla potenza di Cristo Re e Signore, e tutti, re e principi compresi, non avranno più argomenti davanti a Lui. Tacere e adorare sono due verbi che vanno a braccetto, per riconoscere che Gesù è il Signore.
VIENI! Continua a elevarsi questo grido forte e accorato: vieni a liberarci Signore, vieni a spodestare i regni che ci tiranneggiano, vieni a essere l’Amato e l’Amore del nostro cuore!
Il bimbo di Maria sta per giungere, e se lo vogliamo, il nostro cuore sarà il suo trono, la sua culla…

Fonte: http://www.vitadiocesanapinerolese.it/