Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

(Lc 2,6-7)

Una ragazzina alle prese con un parto, un uomo che si fa in quattro per esserle a fianco, fuori casa, in una fredda notte e nessun luogo disponibile per loro. La grotta è il luogo dove Maria ha potuto ripararsi con Giuseppe, e lì, dare alla luce l’Emmanuele. E’ una storia molto dura: il Figlio di Dio si incarna nella realtà più vera e cruda, viene ad abitare la vita umana senza sconti, senza bonus, senza alcun privilegio.

La grotta è un luogo buio e scomodo, cavità naturale della roccia, un riparo di fortuna per le greggi e per i pastori durante i temporali. La grotta sei tu, immerso nel buio, angustiato, tormentato da mille problemi; Lui viene e si siede con te in quel buio, senti il suo respiro, il suo sussurro, e un abbraccio di un amico. E’ Lui il riparo durante la tempesta, è Lui “che è passato attraverso i cieli” (Eb 4,14) e che nelle sembianze di un neonato si fa tuo compagno di viaggio, per sempre.

Una grotta
dove incontrare Te:
stai con me, abbracciami
e dimmi che mi vuoi bene.

Anch’io te ne voglio
per come posso
per come so:
Mi inginocchio
taccio e attendo.
Vieni presto Signore.

Luca Rubin