Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi:
gridano e cantano di gioia!
Salmo 65,13-14

L’ambiente naturale di Betlemme non ha grandi rilievi, ma dolci colline. Nel nostro presepe troviamo talvolta vette e come vertiginose, magari innevate. E come si realizzano le colline e le montagne del presepe? Accartocciando e sistemando della carta, sul fondo della scena: in sostanza sono fatte di niente, sono vuote, e spesso irreali. 

Le colline descritte dal salmo 65 sono invece colline piene di vita, di natura, esprimono gioia, esultanza, in una parola: sono vive! E la gioia è il modo che ha la creazione di partecipare in qualche modo alla gioia che nel presepe si rende visibile e tangibile: Dio non è più un Giove irritato che scaglia fulmini (a dirla tutta non lo è mai stato), Dio è qui, vicino, partecipe, presente. Dio è quel bimbo che capisce, ti rendi conto? Le colline sono piene di vita e di gioia, vogliono fare festa con noi.

Lasciamo i vuoto e inutili rilievi dove vorremmo ergerci per apparire più grandi e più forti. Accogliamo come le colline la straordinaria ma ordinaria semplicità dell’Incarnazione.

Ecco i miei cartocci
La mia vita stropicciata
E confusa
Che cerca chissà cosa,
Chissà dove.

Prendimi tra le tue mani Signore
Ridona serenità ai miei giorni
E in quella carta spiegazzata
Continua a scrivere le tue meraviglie.