La mia vita è come una vecchia osteria di paese, dove chiunque può entrare e trovare accoglienza, non perché il proprietario sia una brava persona, ma per il fatto stesso che è un locale familiare, gli arredi un po’ consunti, stoviglie povere ma pulite.
A volte può succedere che rispondo un po’ duramente agli avventori, ma è solo stanchezza, o qualche brutto ricordo che ho dimenticato di lavare.
Può capitare che tra gli ospiti ci sia qualche battibecco, ma si cerca sempre di trovare un accordo, e un bel bicchiere di vino, quello buono, pacifica gli animi amareggiati.
Ma ora, chiudendo la giornata, e salutando l’ultima persona che se ne va, ho bisogno di quel silenzio che rigenera e guarisce. Mi trovo solo con me stesso, tra queste mura antiche; le luci si sono abbassate, e rivedo tutto nella sua giusta dimensione.
Non voglio, questa sera, vagare nei ricordi o aprire l’album delle foto. Desidero stare qui, nella mia osteria, solo. E senza che me ne accorga, inizia un dialogo. Sì un dialogo, non un monologo. Sono due cuori che pulsano, che comunicano, che fanno comunione, proprio qui, in una di quelle sere più ordinarie, dove non ti aspetti più niente.
L’Amore di Dio visita la mia vecchia osteria, e il suo sorriso infonde nuova speranza.