Brani di riferimento

Gesù, pieno di Spirito Santo

L’affermazione iniziale è la nota distintiva di questa pagina di vangelo, una nota quasi dimessa, che non si fa notare, ma che esprime tutta la sua forza, e diventerà determinante, come vedremo. La pienezza: è un ‘esperienza che raramente viviamo, oserei dire mai, perché non siamo mai sazi, mai appagati, cerchiamo sempre qualcosa, qualcuno… Gesù pieno di Spirito Santo un po’ ci spaventa, e potremmo pensare: “ok, Lui è Dio, è normale che sia al 100% di carica”, impedendo così di fatto, che anche noi possiamo esserlo. Vivere immersi completamente in Dio ci permette di compiere ogni cosa come Dio la vuole, nel modo migliore: la nostra vita non sarà più ostaggio del caso, del non senso, le nostre azioni non saranno più conseguenza di una vita alienata, ma sgorgheranno da un’anima che trova in Dio il suo senso e tutta la sua forza.

Si allontanò dal Giordano

Il fiume Giordano è stato il luogo del battesimo, dove lo Spirito è sceso su Gesù e la voce del Padre è risuonata chiara e inequivocabile. Un luogo che rimarrà per sempre nella memoria del Signore e dei presenti, ma anche questo luogo così importante viene lasciato da Gesù, che prosegue il suo percorso, e inizia il tempo della fatica, dell’impegno del dolore.

Lo spazio e il tempo che si interpongono tra Gesù e quell’esperienza così forte non affievoliscono l’intensità del vissuto, non hanno il potere di sbiadire ciò che Dio ha scritto, anzi, rimarcano ancora di più la totale simbiosi di vita e d’amore tra i Tre della Trinità, una comunione che sa esprimersi al di là del tempo e dello spazio. La carica (a differenza dei nostri poveri smartphone) rimane sempre al top, e non accenna a diminuire. Ciò che abbiamo vissuto rimane vivo nel nostro oggi se continuiamo a viverlo, non come un ricordo, ma come realtà viva.

Guidato dallo Spirito nel deserto

Il segreto è proprio qui: le nostre risorse sono bellissime, meravigliose, e sono anche umane, proprio perché umane sono limitate: prima o poi finiscono. Ecco perché abbiamo un tremendo bisogno di attingere alle risorse di Dio, visto che le sue sono infinite e inesauribili. Che ricchezza potercene riempire le tasche del cuore, fin che ne vogliamo! Che tremenda miseria privarcene! Gesù è guidato dallo Spirito: Lui stesso si affida a Dio, e vive l’atteggiamento del figlio che ascolta, obbedisce, riceve tutto dai genitori che lo amano e che lui ama; questo è il clima perfetto dell’incarnazione, nel quale il Verbo diviene in tutto e per tutto uno di noi.

Questa sottomissione allo Spirito, questo attingere alla ricchezza infinita delle risorse divine, permette a Gesù di essere guidato nel deserto, di vivere là un durissimo periodo di tentazione, di lotta,senza perdere la carica, senza dimenticare chi Lui è, e vivendo anche lo scontro aperto con la tentazione senza sganciarsi dallo sguardo del Padre.

Per quaranta giorni tentato dal diavolo

Il testo ci dice anche per quanto tempo Gesù è stato nel deserto: 40 giorni. Questo numero nell’esperienza biblica ha a che fare con un tempo di fatica e di attesa, un tempo che condurrà a una scelta matura e ben ponderata. Quaranta può essere ricondotto a tutta la nostra esistenza, quella che chiamiamo valle di lacrime, quella che non ci risparmia fatiche e dolori, insieme a momenti belli e luminosi. Il deserto vissuto da Gesù per quaranta giorni indica che Lui vive tutto il ventaglio di situazioni ed emozioni che la vita ci offre, e questo periodo porterà a un compimento. La quarantena è quel periodo di tempo in cui un malato viene isolato per non contaminare altri e permettere la guarigione. Gesù nel deserto viene isolato dallo Spirito per poter vincere la tentazione a beneficio di tutti.

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui

Il diavolo ce la mette tutta per stendere Gesù al tappeto, ma il Signore risponde a ogni tentazione con la potenza della Parola di Dio, rimane ancorato al Padre e pieno di Spirito. Questa fortezza del Figlio di Dio è una possibilità che viene offerta a tutti, non perché siamo bravi, ma perché siamo figli, e ai figli si dà tutto ciò che serve per il loro bene, a tutti i livelli. Il nostro problema è la fiducia: quanto mi fido di Dio? Quanto mi affido? Quanto Dio è il mio tutto, la mia bussola, il senso del mio esistere? Queste domande costituiscono un ottima verifica, non per deprimerci, ma per ripartire con slancio nel cammino di fede.

Come termina il brano? Che a scaricarsi è il diavolo, anch’esso creatura, per cui limitato. Questa conclusione deve riempirti di gioia e di Spirito, proprio come Gesù: il diavolo (e quindi il male) di allontana da te, rimane sconfitto dal tuo vivere non come un supereroe isolato, ma come figlio amato, voluto, desiderato: tu sei figlio di Dio, e in Lui hai già vinto, a patto che ti fidi e ti affidi.