Scacciò tutti fuori del tempio (Gv 2,13-25)

“Fuori tutti che passo lo straccio!” E’ questo il riassunto del vangelo di oggi, sulle note di un urlo di guerra che ha segnato l’infanzia di molti di noi, quando mamma desiderava mettere ordine in casa.

Ci sono momenti della vita in cui senti il bisogno impellente di mettere ordine, di fare pulizia, dentro e fuori di te, nelle relazioni, nei ruoli, nelle presenze che ti circondano, nelle priorità che ti sei dato.  Per fare questo c’è bisogno di mettere mano a ogni cosa e darle giusta collocazione oppure eliminarla se inutile o dannosa.

Gesù entra nel tempio e vi trova una nuova gestione: ne hanno fatto un centro commerciale. Là seduti, i cambiamonete: nel modo di pensare dell’epoca, stanno seduti coloro che insegnano, quindi nel tempio, casa di Dio insegnano gli economisti, le multinazionali, il marketing, il guadagno, la vendita e la svendita. In pratica: cerchi un attimo di pace e ti trovi nel bailamme totale.

Cacciare fuori tutti dal tempio significa riprendere in mano le redini della propria vita, e riservare quello spazio, sacro appunto, solo a Dio. Il tempio non è solo l’edificio: sei tu, il tempio è ogni essere umano, Gesù compreso. Spesso lo diciamo: “non ho neanche il tempo di respirare, la mia vita è tutta una corsa”; quando non corriamo ci sentiamo quasi in colpa, così che creiamo dei motivi, futili, per cui correre e sbuffare. “Fuori tutti!” è l’unico modo per mettere i puntini sulle i, per capire dove stiamo andando e con chi.

Inoltre, se il tempio diventa un mercato, rischi di non essere credibile, e proprio la pagina del vangelo di oggi ce lo dice: “molti credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non credeva in loro”: ci rendiamo conto della portata di questa affermazione? Gesù non si fida, Gesù non crede in molti che dicono di credere nel suo nome. Qui non si mette in discussione l’amore di Dio per ognuna delle sue creature: Dio è amore, e quello ci viene garantito sempre, per sempre, anche se noi lo rifiutassimo coscientemente Lui continuerebbe ad amarci con cuore di Padre e viscere di misericordia. Non siamo credibili se non viviamo ciò che professiamo. La nostra vita di fede sia rinvigorita dal “fuori tutti” per fare ordine, e dalla terribile icona di Gesù che non si fida, non crede nelle nostre belle facciate.

Egli infatti conosce quello che c’è nell’uomo. Conoscere nella cultura ebraica è sinonimo di amare. Gesù conosce e ama profondamente tutto quello che c’è in una persona. Non solo non si scandalizza, ma accoglie ogni difficoltà, ogni limite, ogni lacuna, facendo proprie le nostre miserie, vivendole tutte quante, come un papà e una mamma che vivono la malattia del figliolo fino a soffrirne essi stessi, a tutti i livelli. E se tale è l’amore di Dio per me, perché fingere, perché mascherarsi?

Le vedi ora quelle braccia protese e spalancate verso di te? Tuffati in quell’abbraccio. E se non le vedi, tuffati ugualmente: la sorpresa di essere accolto, accolta dal Suo Amore ti riscatterà da tutti i mercati, e ti condurrà al centro del tempio: il tuo e il suo cuore.