Beati voi (Mt 5,1-12)

Vangelo indigesto questa domenica. Se lo hai letto, dovresti essere d’accordo con me: Gesù proclama “beati” nove gruppi di persone, e se leggiamo con attenzione, è tutta gente che ha passato qualche disavventura, cose poco piacevoli. Gesù. Tu fai in fretta a dire “Beati voi, beati voi”: Ma ti rendi conto che tutte ste persone soffrono, per un motivo o per un altro?!

Iniziamo dall’inizio. Cosa intendiamo per ‘beato’? Una persona fortunata, a cui va tutto bene, che vince al gioco e in amore, che sta bene in salute e non ha problemi. “Beato te” la dice lunga su come usiamo questo termine. Ecco, allora diciamo subito che Gesù non dà al termine beato questo significato.
Dall’ebraico prima e poi dal greco, beato è colui che è felice perché curato con le cure di Dio. Si cura colui o colei che è mancante, che ha bisogno, a qualsiasi livello.

Il beato del vangelo non è Gastone, il cugino fortunato di Paperino, ma Paperino, che nei suoi guai, nei problemi di ogni giorno, può alzare gli occhi verso il volto di Dio, può trovare l’amore di Dio che si incarna profondamente in quei problemi, li fa suoi, lo prende in braccio, lo stringe al Suo cuore, e pure nella sofferenza di entrambi (anche Dio soffre, ricordiamocelo di tanto in tanto), pure nella fatica di un cammino aspro e faticoso, scorge in quegli occhi un barlume di speranza, trae da quello sguardo il senso di continuare a vivere, non perché vada tutto bene, illudendosi che Dio gli risolverà tutti i problemi… no non per questo.

Semplicemente e concretamente perché Dio abita i tuoi giorni, quelli in cui combini poco o niente, abita i momenti di panico, di buio, di paura. Se non si è soli, tutto è più affrontabile, più vivibile. E tu non sei solo, mai, anche in una notte buia e fredda ci sarà sempre un cuore che pulsa per te, ci saranno sempre delle braccia protese verso di te. Uno sguardo al Crocifisso vale più di tante lauree in teologia e filosofia. Lui è uno di noi. Per questo siamo beati. Sì, beati! Felici di essere amati e curati.