Pagina di riferimento: Lc 2,41-52

Può essere interessante leggere questa pagina di vangelo come un cammino di fede nel quale, in un certo qual modo, tutti siamo inseriti.

Il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

Questo bambino è la tua parte interiore, intima e sacra, che talvolta dai per scontata che ci sia, la sottintendi, fino a ignorarla e dimenticarla. Gesù rimane a Gerusalemme, la grande caotica città, in un brulichio di persone, di voci e di cose. Certamente non smarrisci un bambino in una stanza, o in un piccolo borgo, ma nella grande città, dove incontri tanta gente, dove il viavai di persone e di mezzi è intenso, e la tua attenzione è catturata da mille cose, mille situazioni. Proprio là, nella confusione, perdi la parte più bella di te stesso.

Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dai per scontato che Gesù sia nella comitiva, nel mucchio: tra tante persone, cose e situazioni, e diciamocelo, tra tanti orpelli e ciondoli inutili ci sarà anche lui. Dopo un giorno di viaggio ti accorgi che nel mucchio Gesù non c’è: un giorno di viaggio sono almeno 12 ore, e il testo originale dice “un giorno di strada”, non di treno o aereo, quindi ore e ore di fatica e polvere. Quando sperimenti la fatica e il dolore vai dentro te stesso, alle tue radici, sia per rifugiarti, sia per trovare nuove energie per ricominciare. Ed è proprio in quel momento che ti accorgi di aver smarrito il bambino Gesù, e con Lui te stesso.

Cosa fare? Chiedi aiuto ad amici e parenti, lanci il tuo SOS, esponi la tua situazione, ma a parte qualche labile incoraggiamento e una pacca sulla spalla, nessuno può, sa o vuole aiutarti. Ti sgomenti, non riesci a capacitarti come proprio una persona cara, un amico non ti aiuta. Al dolore di un’interiorità svuotata si aggiunge il dolore di un affetto che scava ancora di più questo vuoto. Tutto questo ti fa comprendere che Gesù non può essere sottinteso, ignorato, sostituito da una folla amorfa: il suo posto rimane desolatamente vuoto, incolmabilmente vuoto.

Ok, l’unica soluzione è tornare nel caos della città, là dove lo hai smarrito, dove tu ti sei perso. Questo comporta un’altra giornata di strada, di fatica, e intanto i pensieri triturano le tue già misere energie, ma senza di Lui non puoi vivere, quel vuoto ti uccide inesorabilmente. La cosa più grave? Che qualche volta sei orgoglioso di quel vuoto, lo metti in vetrina, pensando di essere libero. No: sei solo vuoto, e senza di Lui stai morendo, giorno dopo giorno.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Ritrovare il senso di una vita non è immediato, il vuoto lasciato da Dio ti richiede di vivere quel vuoto, di misurarlo, di esplorarlo, di sentirne la mancanza in ogni tua cellula. Questa mancanza la esprimi con l’angoscia, col grido, con le lacrime, con la vista: tutti i tuoi sensi sono allertati, non riesci a dormire, continui a chiedere e a cercare. Il rumore della grande città continua a molestarti, e amplifica a dismisura questo vuoto, finché quel giorno lo trovi, finalmente, nel tempio: Gesù si rende accessibile, esce, ti viene incontro là dove lo puoi trovare, e l’incarnazione che celebriamo in ogni Natale è proprio questo “tempio”: il luogo dell’appuntamento con Dio e con te stesso! In questo luogo Gesù parla, ma soprattutto ascolta: ascolta il tuo grido, il tuo pianto, accoglie il tuo dolore, ti stringe a sé per sostenerti e infondere nuove energie e speranze.

Sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Se i genitori angosciati non capiscono l’atteggiamento del figlio, il figlio non comprende l’atteggiamento dei genitori. Hai perso e ritrovato Dio perché lo davi per scontato, nel mucchio, da qualche parte ci sarà anche Lui, pensavi. Poi la constatazione della sua assenza, il vuoto, l’angoscia, la ricerca, finché lo ritrovi. Lo hai perso perché non ti sei occupato delle “cose del Padre”, così preso dalla frenesia malata del quotidiano, delle mille cose da fare, con un occhio sempre all’orologio, al cellulare, a tutto tranne che a Lui. “Essi non compresero” e anche tu non comprendi il perché. Forse perché consideri Dio come un oggetto da mettere in tasca, ok ce l’ho, posso andare; oppure perché lo intendi come un rapporto unilaterale: Lui c’è sempre no? No. O meglio: Lui c’è sempre, ma tu sei con Lui? Lui c’è sempre, ma tu dove sei?

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.

Gesù scende, si abbassa sempre per poterti incontrare. Tu pensi di averlo trovato, ma in realtà è Lui che ha trovato e ritrovato te, è Lui che si mette sulle tue tracce, perché, tieniti forte: tu sei tra “le cose del Padre” delle quali Gesù si occupa. Sei il suo pensiero, il centro del suo cuore, della sua vita. Per Lui tu non sei nel mucchio: per Lui tu sei persona, irripetibile ed unica, e come il vuoto di Dio è incolmabile, anche il vuoto che tu lasci nel cuore di Dio lo è.

Non solo Dio scende al tuo livello per incontrarti, ma si sottomette a te: rispetta il ritmo del tuo passo, non ti spinge e non ti frena, rispetta i tuoi giorni no, i tuoi rifiuti, le tue partenze e i tuoi ritorni. Questa sottomissione è la tua salvezza: ti immagini come sarebbe la tua vita con un Dio impaziente e frettoloso? Tuttavia questa sottomissione di Gesù ha un suo prezzo: curare la sua presenza, visitarlo, amarlo, renderlo il centro della tua vita, altrimenti lo perdi, come abbiamo visto.

E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Un bimbo è la dimostrazione fisica che l’essere umano è una continua crescita, fisica psichica e spirituale. Hai ritrovato te stesso in Lui e Lui in te: il cammino ha un inizio ma non ha un termine, sicuramente ha delle tappe, ci saranno delle pause, dei momenti in cui torni indietro e poi dei tempi di recupero. È un cammino che farà crescere te stesso e Gesù in te, e come sai il margine di miglioramento è sempre molto ampio.

Dopo aver letto questa pagina di vangelo, ripercorri il cammino, visita il centro intimo della tua persona, dialoga con quel bambino che sei tu e che è Lui: tra bambini si capiranno bene e sapranno intendersi sulla strada da percorrere, questa volta insieme, sempre.