Il popolo stava a vedere;
i capi deridevano Gesù
i soldati lo deridevano
Uno dei malfattori lo insultava
L’altro invece lo rimproverava.
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Lc 23,35-43

Non ti sembra che il vangelo di oggi parli della tua vita? C’è chi sta a vedere, chi ti deride, chi ti insulta, e poi, si contano sulle dita di una mano se ti va bene, chi ti è a fianco, come vada vada, per sostenerti, e trasmetterti affetto incondizionato. Spesso si usa dire che la vita è una croce da portare, una croce in cui stendersi ed elevarsi, e proprio questo strumento di tortura diventa il polo gravitazionale attorno al quale ruotano atteggiamenti svariati, giudici implacabili, condannati e cirenei.

Se sei in croce, non rispondere agli insulti, alle derisioni, a chi ti dice di scendere: il tuo silenzio è la più bella risposta. Soffri e offri in un oceano di silenzio, in quella vastità che ti spaventa, ma che se accolta diventa casa tua, la casa del cuore.

Se sei accanto alla croce di una persona amata, o anche di uno sconosciuto, sii presenza amorevole: tronca sul nascere ogni giudizio, la dietrologia taccia, e lasci il passo alla consolazione, dono quanto mai raro e prezioso.

Se passi il tuo tempo a deridere, insultare o a proclamare sentenze… entra nel silenzio del dolore e dell’amore, vivi fino in fondo la tua dignità di persona umana, e anche se fai fatica, abbraccia chi vedi in quella croce, senza una parola, ma con tutto il calore sprigionato da quella sensibilità che ti ostini a soffocare, solo per paura.