Mt 22,1-14 

A Gesù piace fare festa! Lo dice questo brano di vangelo, ma anche altri, (come ad esempio le nozze di Cana).

Una festa di nozze dove gli invitati rifiutano di partecipare. Il re per ben tre volte invia i suoi servi a chiamare gli invitati. La prima volta semplicemente rifiutano, la seconda volta non solo rifiutano l’invito, ma ognuno va a lavorare, seguendo il proprio interesse. In più quei servi se la vedono brutta: sono insultati e uccisi. Avete mai sentito sia successo qualcosa di simile a chi porta le bomboniere per invitare al proprio matrimonio?

Il re si indignò e  rispose inviando le sue truppe per ucciderli e dare alle fiamme la città…  In mezzo a tutto questo scompiglio al re preme ancora fare questa festa di nozze… ma “gli invitati non erano degni”, per cui ecco il terzo invio dei servi; chiunque troviate, buono o cattivo, invitatelo! Questa festa si deve fare, a tutti i costi!

“La sala delle nozze si riempì di commensali”. Oh finalmente! Il re sarà contento ora… Eccolo entrare nella sala e inizia a guardare gli invitati. Tra tutti, scorge un uomo che non aveva l’abito nuziale… In ambito ebraico, il re, o comunque chi invitava alle nozze, donava agli invitati l’abito nuziale, bianco. Quell’invitato (che pure era invitato)… si fece piccolo piccolo e non rispose. Gesù non solo lo esclude dalla festa, ma lo fa legare mani e piedi (impossibilità di azione)…

Tutto il brano è una metafora del nostro rapporto con Dio, il Re, e la festa di nozze è quella tra Lui e ciascuno di noi. Non accogliere l’invito significa rifiutare il suo Amore. Insultare e uccidere i servi del re significa esternare tutta la rabbia che viviamo quando ci allontaniamo da Dio, quando al centro mettiamo noi stessi, il nostro io malato… Ce la prendiamo con i servi che ci invitano a nozze con l’amore di Dio, capite il paradosso? Il problema non sono i servi…

L’abito nuziale. Non averlo è un linguaggio non verbale con cui si dice “non m’importa niente essere qui, ma ci sono, non so bene neanche io perché”… ok, allora è meglio che esci: non ci si sposa per caso. E’ un brano che ci destabilizza da una fede di facciata, una fede del “si è sempre fatto così”, che non ci scomodi troppo, anzi, che ammutolisca per sempre la coscienza. Quell’uomo senza abito nuziale: il vangelo non ci dice se era un buono o un cattivo, perché non è quello il problema. Dio invita tutti, ma proprio tutti. A Lui basta un nostro “ok ci sto” e il matrimonio si realizza, ma quel tuo ok è necessario! Ecco allora il grande messaggio di oggi: “Amore con amore si paga.” Non rispondiamo con indifferenza, non rispondiamo con la rabbia, ma con un semplice sì, senza enfatizzare nulla, senza mettere noi in primo piano, ma Dio e il Suo Amore.