Oggi, Domenica delle Palme, ascoltiamo due brani del Vangelo: il primo racconta l’ingresso del Signore in Gerusalemme, mentre il secondo è la Passione e Morte del Signore. I due brani in questione, sono solo apparentemente in contrasto: da una parte la gioia, l’esultanza, la festa, Gesù che è accolto in Gerusalemme, acclamato… e dall’altra, lo stesso uomo è tradito, malmenato, flagellato, crocifisso e ucciso. Non è forse anche la nostra vita a svolgersi tra questi due estremi? Una batteria per funzionare ha bisogno del polo positivo (+) e del polo negativo (-). Gesù vero Dio, e vero uomo, segue in tutto, proprio in tutto la dinamica umana, e questo ci deve consolare! Gesù che sa fare festa, sa stare in mezzo alla gente, gioisce, abbraccia, consola, un Gesù vicino insomma. E poi un Gesù che soffre, piange, cade, sanguina, agonizza, muore. Può esserci qualcuno di più vicino alla nostra situazione di esseri umani? Non credo, Gesù ha oltrepassato ogni limite, Lui sì il vero burnout, che si è giocato tutto, ma proprio tutto, anche la sua figliolanza (Dio mio perché mi hai abbandonato dice dalla croce!).
Il vangelo della Passione sia una miniera infinita d’oro purissimo, e la settimana santa è fatta su misura per poterlo gustare almeno un po’.
Il racconto dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme ci offre, tra i tanti, qualche spunto di riflessione. Innanzitutto il mezzo di trasporto usato da Gesù: un’asina! L’asino, anche nella nostra cultura occidentale, è l’animale più umile, più preso in giro, ma qui Gesù sceglie un’asina, femmina dunque, che nella mentalità ebraica era equiparata a un asino: zero e sottozero! Gesù sceglie la via dell’umiltà, dell’abbassamento, e, infatti, il versetto citato lo dipinge bene”re mite”: anche qui un forte contrasto tra la potenza e la mitezza, un re che non ha paura di essere come tutta la folla che lo attornia, uno di loro, con loro, per loro!
La domenica delle Palme è il portale maestoso della Settimana Santa. Ci si entra con gioia, si attraversa il porticato del tradimento, del dolore innocente, della morte. Si piange davanti a una tomba, si abbraccia la Madre…
E poi esplode la vita, si canta l’alleluia nella notte di Pasqua, il dolore e la morte ci hanno trasformato e usciamo da quella settimana con il cuore arso dall’amore del Cristo, un amore che guiderà tutto il resto dei nostri giorni. È questo l’atteggiamento con cui iniziamo questo meraviglioso percorso.